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ATTO SECONDO 247


Doll. È vero, e tu lo seguisti come un precursore. Ah! mio bel campanile, quand’è che cesserai di batterti il giorno, e di schermire la notte, e disporrai il tuo vecchio corpo per la partita dell’altro mondo?     (compariscono indietro il principe Enrico e Poins travestiti da garzoni)

Fal. Taci, amabile Doll! Non parlarmi come un teschio di morte: non dirmi di rammentare il mio fine.

Doll. Dimmi, caro, qual è l’umore del principe?

Fal. Un buon garzone che sarebbe divenuto un ottimo panattiere, e avrebbe cotto a meraviglia le focaccie.

Doll. E dicono che Poins abbia molto spirito.

Fal. Spirito? Sia appiccato il gaglioffo! Il suo spirito è denso, come la salsa di Tewksbury; non sono in lui più bei pensieri, che non ne siano in un giumento.

Doll. E perchè il principe lo ama tanto?

Fal. Perchè le loro gambe son grosse del pari, ed egli giuoca bene a dadi, e mangia l’anguilla col finocchio, e beve il sego stemperato nella birra, e va a cavallo sopra un bastone come i fanciulletti, e salta a piè pari una sedia, e giura con buona grazia, e porta gli stivali stretti come sopra una gamba di legno, e non ciancia sui fatti altrui, e possiede infine alcune altre facoltà da scimia, che mostrano una mente debole e un corpo esperto. Per tali cose il principe lo ha caro: avvegnachè il principe stesso sia simile a lui, e il peso di un capello basti a far traboccare la bilancia dall’uno o l’altro lato di loro.

P. Enr. Non meriterebbe colui che gli si tagliassero le orecchie?

Poins. Bastoniamolo dinanzi alla sua bella.

P. Enr. Guarda, se non ha il cranio pelato come un papagallo.

Poins. È strano che il desiderio sopravviva tanti anni alla facoltà di peccare!

Fal. Abbracciami, amata Doll.

P. Enr. Saturno e Venere si congiungono quest’anno? Che dice l’almanacco di ciò?

Poins. E mirate ancora il suo infuocato Trigono, il suo servitore che insudicia le vecchie mense del suo padrone, susurrando parole all’antica ostessa.

Fal. Tu mi dai baci ben lusinghieri.

Doll. No, in verità; ti bacio con cuor schietto.

Fal. Io sono vecchio, son vecchio.

Doll. Ti amo mille volte di più che non ami tutti quei giovani scapigliati che vedi là.