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ATTO PRIMO | 231 |
e fatto ciò, pensiamo alle spese della costruzione. Se queste eccedono i nostri mezzi, ci limitiamo ad opera meno splendida, o rinunciamo ad erigere. Con più forte ragione in questa impresa, in cui si vuole rovesciare un regno e innalzarne un altro, dobbiam considerare prima lo stato nostro, poscia porre solide fondamenta, interrogare i capi che presiedono all’opera, ventilare i mezzi che abbiamo, tener sott’occhio le nostre forze e paragonarle a quelle del nostro nemico. Diversamente operando, avremo eserciti in carta e in disegno, noteremo nomi d’uomini in conto d’uomini, e appariremo simile a colui che imprende un edifizio superiore a’ suoi mezzi, poi lo abbandona incompiuto alle ingiurie dell’aere e agli assalti tirannici del crudele inverno.
Hast. Imaginate che le nostre speranze, malgrado la loro florida apparenza, muoiano nascendo, e che noi possediamo ora quante ci era dato di possedere. Credo che anche in tal caso abbiamo un esercito abbastanza forte per far fronte al re.
Bard. Che! forse che il re ha soltanto venticinquemila uomini?
Hast. Contro di noi non ne ha di più; non tanti pure, lord Bardolfo: perocchè il suo esercito, in questi tempi torbidi, è diviso in tre parti. L’una marcia contro i Francesi: l’altra contro Glendower: la terza contro di noi. Così il debole re è costretto a dividersi in tre luoghi, e i suoi scrigni impoveriti non danno più altro suono che quello di un astuccio vuoto.
Arc. Ch’ei raduni le sue schiere divise, e ne venga sopra e su tutto il peso della sua potenza, è ciò che non vuol temersi.
Hast. Se commettesse tale imprudenza, lascierebbe i suoi fianchi senza difesa, in balìa de’ Francesi e degli abitanti di Galles che lo vanno ormando. Non tremiate mai ch’ei ciò faccia.
Bard. Chi credete voi che debba comandar l’esercito che verrà contro di noi?
Hast. Il duca di Lancastro e Westmoreland. Contro i Gallesi va il re stesso con Enrico; quale poi sia il duce opposto all’esercito venuto di Francia, è ciò che non saprei dire.
Arc. Andiamo innanzi e pubblichiamo i motivi che ne fecero prendere le armi. Il popolo è già satollo della sua scelta. Il suo amore è cessato; e ben fragile è la casa di colui che la fonda sulle affezioni del vulgo! Oh! pazza moltitudine, con quali acclamazioni non intronasti tu i cieli, proferendo il nome di Bolingbroke e i voti che per lui facevi, prima ch’ei fosse ciò che desideravi! E oggi che i tuoi voti son paghi, tu, avido mostro, tanto hai assaggiato di lui che lo vorresti recere. Fu così, sì, così, bestia piaggiatrice e feroce, che il tuo cuore, fastidito del buon Riccardo, si disfece di lui;