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230 | ENRICO IV |
SCENA III.
Una stanza nel palazzo dell’Arcivescovo.
Entrano l’arcivescovo di York, i lordi Hastings, Mowbray e Bardolfo.
Arc. Avete uditi i nostri motivi e conoscete i nostri mezzi: ora, miei nobili e degni amici, ve ne scongiuro, dichiarate liberamente quel che pensate delle nostre condizioni; e anzi tutto, lord maresciallo che ci rispondete voi?
Mow. Approvo il motivo che vi fe’ prender le armi; ma bramerei esser meglio istrutto sull’estensione delle nostre ricchezze e delle nostre forze, onde vedere se siamo in istato d’opporre esercito adeguato a quello del re.
Hast. Il numero dei nostri uomini ascende a venticinquemila; e fondiamo speranze di rinforzi potenti sopra l’illustre Northumberland, il di cui seno arde di vendetta.
Bard. Perciò, lord Hastings, la cosa è ridotta oggi a sapere se i venticinquemila uomini, de’ quali adesso possiamo disporre, ne bastino senza Northumberland.
Hast. Insieme con lui possono bastare.
Bard. Sì, senza dubbio con lui, ma senza di esso ci crediamo troppo deboli, onde consiglierei che non inoltrassimo prima d’aver ricevuto il suo soccorso. In una contesa sanguinosa quanto lo è questa, le congetture, le vane aspettazioni e la prospettiva di aiuti incerti, non debbono essere computati.
Arc. Avete ragione, lord Bardolfo; che tale fu appunto l’avventura che ebbe il giovine Hotspur a Shrewsbury.
Bard. Tale, milord. Ei s’enfiò di speranze sulla promessa d’un rinforzo: s’empiè di vento nell’aspettativa d’un soccorso che molto al disotto fu d’ogni sua idea; e deluso dalla sua immaginativa, male d’ogni folle giovane, condusse le sue schiere a morte, e s’avventò ad occhi chiusi in un abisso di distruzione.
Hast. Ma, sia con vostra licenza, non mai accadde danno ad alcuno per aver posto in bilancia le varie probabilità.
Bard. Sempre anzi io dico in una guerra quale è la nostra. Una impresa troppo affrettata si nutre ognora di speranze fiorite, simili ai bottoni che germogliano in primavera: ma che tali bottoni divengano fiori, è cosa assai meno sicura che non lo è il timore che il gelo li distrugga. Allorchè noi intendiamo di fabbricare, cominciamo dall’esaminare il luogo, poi dal formare il disegno,