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atto quinto 211

il tuo volto, brutalmente mutilato; e in contemplazione di te, mi sia grato il renderti questi doveri di una generosa tenerezza. Addio, porta teco le tue lodi nel Cielo: la tua ignominia starà sepolta nella tua tomba, nè ricordata verrà nel tuo epitafio! (vede Falstaff) Oh! sei tu vecchio compagno! Massa sì enorme di carne non potè ella conservare un po’ di vita? Povero sir Giovanni addio dunque. Avrei potuto salvare un guerriero più prode di te. La tua perdita mi larderebbe un gran vuoto, se fossi vago di follie. La morte non atterrò oggi daino più grasso; quantunque abbia immolati mille più valenti. Vuo’ farti sparare fra breve: intanto resta qui sepolto nel tuo sangue accanto al nobile Percy.     (esce)

Fal. (alzandosi adagio adagio) Sparare! Oh se mi fai sparar oggi, ti permetto anche di salarmi e di mangiarmi dimani. Pel Cielo! era ben tempo di farla da morto, se non volevo che quel dannato Scozzese m’assolvesse di tutti i debiti. Mentii forse? No, non mentii: è morendo che si mente: perocchè il cadavere simula le sembianze dell’uomo, sebbene più uomo non sia. Ma fingere la morte, quando con tal mezzo si vive, non è un mentire, è anzi un raffigurar la vera e perfetta imagine dell’esistenza. La miglior parte del valore è la prudenza; e usando di tal preziosa parte salvai i miei dì. Pel Cielo! ho paura di questo demonio di Percy, quantunque sia morto. Se egli pure avesse finto e stesse per rialzarsi? Tremo non mi si mostri miglior simulatore di me: e vuo’ assicurarmene, per giurar poscia d’averlo ucciso. Perchè non potrebbe egli rialzarsi come ho fatto io? Nulla mi tutela, tranne gli occhi... e alcuno non mi vede. Perciò, maledetto (pugnalandolo) ricevi anche quest’altra ferita nelle coscie, e vientene con me. (si reca Hotspur sulle braccia; rientra il principe Enrico col principe Giovanni)

P. Enr. Vieni, fratello Giovanni, usasti valorosamentee della tua spada ancor vergine.

P. Gio. Taci! chi è là? Non mi diceste voi che quel pingue uomo era morto?

P. Enr. Lo dissi; e lo vidi morto, esanime e sanguinoso sul suolo. — Sei tu vivo? o sei forse un’illusione che ci schernisce? Pregoti, parlaci. Ai nostri occhi non crederemo senza le testimonianze delle nostre orecchie. Tu non sei quello che sembri.

Fal. No, ciò è certo; io non sono un uomo doppio: ma se non sono Giovanni Falstaff, sono un malandrino. Questi è Percy: (gettando a terra il cadavere) Se vostro padre vuol ricompensarmi con qualche onore, sia; se no, uccida egli stesso il primo