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210 | enrico iv |
sero che io andato alla vostra morte. Se questo fosse, potevo lasciar libero sfogo all’ira di Douglas, che vi avrebbe tolta la vita con quella celerità che mostrar potrebbero i più efficaci veleni, risparmiando in pari tempo un delitto a vostro figlio.
Enr. Corri da Cliston, io raggiungerò Gawsey.
(esce; entra Hotspur)
Hot. Se mal non mi appongo, tu sei Enrico Monmouth?
P. Enr. Tu mi parli come s’io volessi negare il mio nome.
Hot. Il mio nome è Enrico Percy.
P. Enr. È un nome portato da un coraggioso ribelle. Io sono il principe di Galles: non isperare, Percy, di divider più a lungo alcuna gloria con me. Due astri non possono muoversi nella medesima sfera. L’Inghilterra non può patire in pari tempo il doppio regno di Enrico Percy e del principe di Galles.
Hot. Onde nol subirà; perocchè l’ora è venuta in cui l’uno di noi due deve cessare di esistere: e piacesse al Cielo che la tua fama nelle armi fosse così grande come è la mia!
P. Enr. L’amplierò prima di lasciarti; e tutti gli allori che fioriscono sul tuo pennacchio, li mieterò per farmene ghirlanda alla fronte.
Hot. Non posso sostenere più a lungo la tua baldanza.
(combattono; entra Falstaff)
Fal. Ben detto, Enrico! Coraggio, Enrico! Non troverete qui un giuoco da fanciullo, ve ne impegno la mia fede. (entra Douglas; egli combatte con Falstaff che si lascia cadere come morto, per cui Douglas esce. Hotspur è ferito e cade)
Hot. Oh! Enrico, tu mi hai tolta la mia giovinezza; ma tollero più volentieri la perdita di una vita fragile, che quella dei titoli gloriosi che mi hai rapiti. Questo pensiero ferisce più dolorosamente la mia anima, che la tua spada non abbia ferito il mio corpo. — Nondimeno l’anima regge la vita, e la vita è ludibrio del tempo, il cui imperio, sebbene si estenda sull’universo, deve pure un giorno finire. Oh!..... potrei predire per l’avvenire..... ma la pesante e fredda mano della morte mi agghiaccia la lingua. — Percy, tu non sei più che polvere e pasto solo..... (muore)
P. Enr. De’ vermi. Prode Percy! Addio, cuor generoso! Ambizione mal contesta, come raggrinzita ti sei! Finchè questo corpo racchiudeva un’anima, un regno non era abbastanza vasto per esso: ora due passi della più vil creta gli bastano. — Questa terra, che ti sorregge morto, non sostiene alcun guerriero più intrepido di te. Se tu fossi ancora sensibile alle lodi, non ti prodigherei tanti lamenti e tanti encomii. La mia mano officiosa veli