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208 | enrico iv |
tu? Sir Gualtiero Blunt! Bene sta; verrai onorato! Qual eccesso di pazzia! — Io son caldo come il piombo liquefatto e del pari pesante. Voglia il cielo tener lontano da me il piombo! Di maggior peso non ho bisogno che di quello delle mie viscere. Condussi i miei guerrieri in parte in cui furono ben conci; di trecentocinquanta non ne rimangono tre in vita, e questi ancora in così buon aspetto che non potranno più che dimandar l’elemosina pel resto della loro vita alla porta di qualche città. Ma chi viene? (entra il principe Enrico)
P. Enr. Che! te ne stai qui oziando? prestami la tua spada. Mille nobili guerrieri giacciono estinti sotto i piedi dell’insolente nemico, e la loro morte non è ancora vendicata. Pregoti, dammi la tua spada.
Fal. Oh, Enrico, io ti supplico, accordami agio di respirare. Il fiero Solimano non fe’ mai tante stragi, quante io ne ho fatte oggi. Ho dato a Percy il suo conto: egli è in luogo salvo.
P. Enr. Sì, in verità, è in salvo e vive ancora per ucciderti. Prestami la tua spada, te ne scongiuro.
Fal. No, pel Cielo, Enrico. Se Percy vive, tu non avrai la mia spada: prendi invece le mie pistole.
P. Enr. Dammele. Che! Ancora nella custodia?
Fal. Sì, Enrico; sono ancor tepide del fuoco fatto. Con queste si può atterrare un’intera città.
P. Enr. Come! È questo il tempo di beffare? (cava un fiasco di vino, glielo getta ed esce)
Fal. Se Percy è in vita, io lo trapasserò ove mi venga contro. Ma saprò ben evitare tale avvenimento. A me non piace quell’austero onore che ora cotesto sir Gualtiero possiede. Lasciatemi in vita, finchè potrò serbarla: quando nol potrò più, l’onore venga allora senza che io lo cerchi, e sia tutto finito. (esce)
SCENA IV.
Altra parte del campo.
Allarme. Escursioni. Entrano il re, il principe Enrico,
il principe Giovanni e Westmoreland.
Enr. Pregoti, Enrico, ritirati: il tuo sangue sgorga in copia. Milord di Lancastro, ite con lui.
P. Gio. Non io, signore, finchè non sia ferito del pari.
P. Enr. Supplico Vostra maestà di restare qui, per tema che la vostra dipartenza non isgomenti i vostri amici.