Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/567

206 enrico iv

un’audace sfida ad Enrico. Westmoreland, l’ostaggio che ci fu dato la reca ed ei non può tardare a venirne sopra.

Worc. Il principe di Galles si è fatto dinanzi al re, e vi ha sfidato, mio nipote, a singolar combattimento.

Hot. Oh, così da noi dipendesse la definizione di questa contesa! Così non vi fossero colà altri combattimenti che io ed Enrico! — Ditemi, ditemi: con qual tuono m’indrizzò egli la sua sfida? mostrando forse disprezzo di me?

Vern. No, sull’anima mia! Non mai in vita intesi alcuno sfidare con più modestia; si sarebbe detto fosse un fratello, che provocava altro fratello. Ei parlò di voi con tutto l’onore che ad uomo può rendersi; esaltovvi da principe egregio e generoso: fe’ menzione de’ vostri gesti come lo farà l’istoria, innalzandovi sempre al disopra delle sue lodi, lagnandosi dell’impotenza delle sue parole; e discorse di sè con nobile semplicità e rimproverandosi i suoi trascorsi giovanili con impeto sincero e glorioso. Qui pose termine al suo dire; ma io annuncio al mondo che s’ei soppravvive ai pericoli di questo dì, l’Inghilterra non possedè mai speranze più belle di quelle che si avvolgono fra le ombre della sua pazza giovinezza.

Hot. Cugino, credo veramente che vi siate invaghito delle sue follìe: non mai intesi parlare di principe alcuno che con tanta stravaganza fosse lasciato in libertà. Ma sia egli quello che vuole, certo è che prima di notte io lo stringerò così forte fra le braccia di un guerriero, che converrà ch’ei pieghi e soccomba sotto le mie carezze. — All’armi, all’armi, affrettiamoci! — Compagni, soldati, amici, vedete da voi stessi quello che oggi vi tocca di fare meglio che esprimere non vel potessero le mie esortazioni ei miei poveri detti.     (entra un messaggere)

Mess. Milord, ecco lettere per voi.

Hot. Ora non ho tempo di leggerle. — Oh, miei amici, la vita è ben breve, ma questo breve corso, passato senza onore, sarebbe insopportabilmente lungo. Se noi sopravviviamo a questo giorno, vivremo per camminare sulla testa dei re; se moriamo, bello è il morire, allorchè vi sono principi che muoiono con noi! Rispetto alle nostre coscienze, le armi sono legittime, allorchè la causa che le fe’ prendere è giusta. (arriva un altro messaggere)

Mess. Milord, preparatevi; il re vien oltre a gran passi.

Hot. Lo ringrazio d’interrompermi, perocchè io so poco parlare. — Una parola sola, amici; faccia ognuno quel più che può. Io qui snudo la mia spada, di cui mi propongo tingere il ferro nel sangue più illustre che potrò incontrar fra le venture di questo