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atto terzo | 189 |
Bard. Pel Cielo, sir Giovanni, la mia faccia non vi offende.
Fal. No, ciò è vero, ne proferirei sacramento: e ne fo così un buon uso quale molte persone fanno di una testa di morto o di un memento mori. Non reggo mai il tuo viso ch’io non pensi tosto al fuoco dello inferno e al ricco malvagio che viveva nella porpora; imperocchè è lui che veggo! sì, eccolo là che brucia nella sua veste. Se esistesse in te la più piccola ombra di virtù, giurerei sul tuo volto; il mio giuramento sarebbe per quel fuoco: ma tu sei un uomo abbandonato da Dio, e senza la fiamma che si diparte da te, saresti un figlio delle tenebre. Allorchè corri sulle alture di Gadshill, fra gli orrori della notte, per prendere il mio cavallo, se non ti ho avuto in conto d’un fuoco folletto, converrò che il denaro non è più buono a nulla. Oh, tu sei una gioia perpetua, un eterno fuoco di allegrezza! Tu mi hai risparmiati più di mille marchi in torcie e fanali, allorchè passavamo insieme la notte di taverna in taverna: ma il vino poi che mi hai bevuto, m’avrebbe fatto acquistare i lumi a eguale buon prezzo, anche dal più caro droghiere di tutta Europa. Son più di trentadue anni che intrattengo le fiamme della tua maledetta salamandra; voglia il Cielo ricompensarmi.
Bard. Pel Cielo! desidererei che il mio volto stesse nel vostro ventre.
Fal. Dio mi commiseri! Così sarei sicuro d’averne il cuore abbruciato, (entra l’ostessa) Ebbene, mio pollo, mia cara beccatrice? Avete fatto ricerca di chi vuotò le mie saccoccie?
Ost. Come, sir Giovanni? A che pensate voi? Credete forse che vi siano ladri in mia casa? Frugai per tutto; ho interrogato insieme con mio marito tutti i nostri inferiori: non mai in vita mia si perdè un pelo in questa osteria.
Fal. Mentite, padrona; perocchè Bardolfo vi si fece radere; ed io giurerei che le mie saccoccie vi son state vuotate. Itevene, siete una donna, itevene.
Ost. Chi, io? Io ti sfido; non mai fui chiamata così in casa mia.
Fal. Ite, vi conosco troppo.
Ost. No, sir Giovanni, non mi conoscete. Io sì conosco voi, sir Giovanni: voi siete mio debitore e vorreste oggi contender meco per non darmi nulla: ma fui io che vi comprai una dozzina di camicie e che le adattai al vostro dosso.
Fal. Tela da canavaccio, grossa tela da canavaccio; ne feci dono a certe fornaie che se ne valgono per portar la farina.
Ost. Come è vero ch’io son femmina, era tela d’Olanda da otto scellini. Poi mi dovete altro denaro ancora, sir Giovanni, pel vo-