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184 enrico iv


Lady. P. Cessate, nomo capriccioso. (Glendower proferisce alcune parole in gallese e quindi si ode la musica)

Hot. Oh, comincio ad avvedermi che il diavolo intende il gallese, nè sono più sorpreso del suo buon umore. Per la Beata Vergine, è un valente musico!

Lady. P. Dovreste dunqne voi pure esserlo; imperocchè anche voi siete retto da bizzarri umori. Sa, assidetevi, giovine folle, e ascoltate pacificamente la canzone gallese di questa dama.

Hot. Amerei molto meglio, mia vaga amica, di udir gli urli di un irlandese.

Lady. P. Vuoi aver la testa rotta?

Hot. No.

Lady. P. Dunque taciti.

Hot. Neppur questo farò: somiglio alle donne nella contraddizione.

Lady. P. Ora Iddio ti conduca!

Hot. Al letto di una bella signora.

Lady. P. Che significa ciò?

Hot. Silenzio! Ella canta. (romanza gallese cantata da Lady Mort.) Su, Caterina, vuo’ che tu ancora canti.

Lady. P. No, in verità.

Hot. No, in verità? Mio amore, i vostri giuramenti rassomigliano a quelli di una inzuccherata borghese. No, in verità! Quant’è vero ch’io vivo! ecc. Tali parole son troppo leggiere! Si direbbe che, nelle vostre corse, non abbiate mai varcato le pianure di Finsbury1; giurami, Caterina, da quella donna che sei; e lascia andare la tua verità, e le effeminate espressioni tanto di moda fra i cortigiani e i loro gretti imitatori. Canta.

Lady. P. Non vuo’ cantare.

Hot. Hai senno; il canto è il cammino più breve per ire al precipizio. — Se gli articoli son trascritti, partirò fra due ore, e voi venite quando verrete.     (esce)

Glend. Andiamo, andiamo, lord Mortimero, siete così lento quanto l’impetuoso Percy è sollecito. Intanto che qui restammo, il nostro trattato si compì, e ci rimane solo da suggellarlo.

Mort. Andiamo.                         (escono)

  1. Luogo di ritrovo per gli abitanti di Londra.