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atto terzo | 183 |
vi renda lieti. — S’avanzano le nostre mogli, facciam loro i nostri addii. (rientra Glendower colle signore)
Mort. Ecco ciò che mi cruccia a morte e mi empie di collera. Mia moglie non sa parlare inglese, nè io gallese.
Glend. Mia figlia piange; essa non vuol dipartirsi da voi: vuol essere una eroina e seguirvi alla guerra.
Mort. Buon padre, ditele ch’ella e la mia zia Percy ci seguiranno dappresso sotto la vostra scorta. (Glendower parla a sua figlia in gallese, ed essa gli risponde nel medesimo linguaggio)
Glend. È disperata; la sua ostinatezza è invincibile, nè v’hanno ragioni che la persuadano. (lady Mortimero parla al suo sposo in gallese)
Mort. Intendo i tuoi sguardi: ho versato assai nell’amabile idioma che esce dal puro cielo de’ tuoi grandi occhi, e, se la vergogna non mi rattenesse, ti saprei rispondere debitamente. — Sì; intendo i tuoi baci, e tu i miei: ed è un dialogo tutto di sentimento. — Ma io ti prometto, amica mia, di non perdere un momento, fino a che imparato non abbia la lingua tua: perocchè nella tua bocca il gallese ha tante grazie, quante ne potrebbe aver la più bella canzone che cantata fosse da una vaga regina, all’ombra amena di un faggio.
Glend. Se voi v’intenerite, essa perderà la ragione. (lady Mort. parla di nuovo)
Mort. Oh, io sono l’ignoranza stessa di questa lingua.
Glend. Essa vi prega di assidervi sopra questo molle strato di giunchi, e di riposare l’amato vostro capo sul seno di lei, intantochè vi canterà la romanza che più vi piace. All’incantesimo della sua voce, il dio del sonno scenderà sulle vostre palpebre e infonderà nei vostri spiriti un dolce sopore; talchè i vostri sensi essendo come sospesi fra la veglia e il sonno, voi gusterete quel delicato riposo che somiglia al crepuscolo che separa il dì dalla notte, un’ora prima che il celeste carro del sole cominci in oriente il suo corso fiammeggiante.
Mort. Acconsento con tutto il cuore e l’udrò cantare. Durante tal tempo verrà trascritto, credo, il nostro trattato.
Glend. Su, assidetevi. I musici, che suoneranno per vostro diporto, stanno negli spazi dell’aere, lungi mille leghe da voi, e nondimeno a un cenno compariranno: assidetevi e state attento.
Hot. Vieni, Caterina: tu ami di assiderti voluttuosamente sopra i cespi. Adagiati dunque ond’io possa riposare il mio capo sopra il tuo seno.