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atto secondo | 43 |
l’ultimo termine del suo corso; dovreste lasciarvi guidare da qualche prudente persona, che conoscesse il vostro stato meglio che voi stesso nol conosciate. Vi prego adunque di tornare da nostra sorella, e di dichiararle che le avete fatto oltraggio.
Lear. Chiederle perdono? Pensate come nell’ordine delle cose sarebbe ch’io le facessi un tal discorso: Cara figlia, confesso d’esser vecchio; un vecchio è un essere inutile; genuflesso (inginocchiandosi) vi chieggo che mi vogliate essere soccorrevole di vestimenta, di letto e di pane.
Reg. Mio buon signore, non più; queste sono beffe inopportune. Tornate da mia sorella.
Lear. Non mai, Regana. Ella mi ha tolto una metà de’ miei scudieri; ha gettato uno sguardo nero1 su di me; la sua lingua, come il dardo dell’aspide, mi ha insanguinato il cuore. Cielo, fa cadere sull’ingrato suo capo tutti i tesori delle tue vendette; vapori contagiosi, penetrate nelle sue giovani membra, e rendetele corrotte e deformi.
Corn. Vergogna, vergogna, vergogna!
Lear. Veloci folgori del cielo, vibrate i vostri fuochi in quegli occhi, in cui balenar vidi il disprezzo; appassite la beltà di lei; appestate le esalazioni che il potente sole innalza dal fondo dei pantani, e punitela nella sua superbia!
Reg. Oh benedetti Dei! così a me pure augurerete in qualche accesso del vostro furore.
Lear. No, Regana, non mai tu sarai da me maledetta; la tua anima, nata affettuosa e dolce, non mai si abbandonerà alla crudeltà. Gli occhi di tua sorella sono feroci; il dolce splendore dei tuoi consola, essi non sono rossi, nè ardenti. No, non è nel tuo cuore la brama di togliermi i miei piaceri, di prendermi una parte del mio seguito, di prorompere in parole insultatici, di offuscare il raggio della mia grandezza. Tu non chiuderai le porte all’avvicinarsi di tuo padre; tu meglio conosci i doveri della natura, le obbligazioni dei figli, il procedere dell’umanità e della cortesia, i sentimenti della riconoscenza; tu non hai obbliata quella metà de’ miei Stati, di cui ti feci dote.
Reg. Buon signore, conchiudete. (s’ode uno squillo di trombe al di dentro)
Lear. Chi mise il mio messaggiere in ferri?
Corn. Che tromba è questa? (entra il maggiordomo)