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178 | re enrico iv |
gli affidai un ufficio. Ma vi do la mia parola, sceriffo, che dimani all’ora del pranzo lo manderò per rispondere a voi, o a qualunque altro a cui ciò si aspetti, sopra ogni cosa di cui potrà essere aggravato. Permettete perciò che vi preghi di ritirarvi.
Scer. Obbedisco, mio principe. Ecco due oneste persone che nel furto occorso perderono trecento marchi.
P. Enr. Può essere: ma se egli ha derubato questi uomini, ne sarà responsabile; addio.
Scer. Buona notte, mio nobile principe.
P. Enr. Credo sia buon dì; non è vero?
Scer. È questo l’augurio, milord; perchè penso volgano le due ore. (esce coi vett.)
P. Enr. Quel lubrico ribaldo è noto come la cattedrale di San Paolo. — Va, fallo escire.
Poin. Falstaff!.... si è addormentato dietro agli arazzi, e russa come un cavallo.
P. Enr. Udite con quanta fatica trae l’alito. — Frugategli nelle saccoccia — (Poin. obbedisce) Che trovasti?
Poin. Solo alcune carte, milord.
P. Enr. Lascia vedere cos’è: leggile.
Poin. (leggendo) Item, un cappone2 sc. Item, salsa4 sol. Item, vino, due galloni5 sc. Item, acciughe e birra2 sc. Item, pane1/2 sol.
P. Enr. Quale nefandità! Un mezzo soldo di pane per tanto vino! Serba le altre carte con cura; le leggeremo con maggior agio, e lasciamolo intanto dormire finchè sia dì. Dimani andrò alla corte: converrà che partiamo tutti per la guerra, e sarà mia cura il procacciarti un posto onorevole. Quanto a questo turpe volume di creta lo farò porre nell’infanteria, e non dubito che una marcia di duecento quaranta miglia non lo costringa a morire. Farò rendere con usura il denaro rapito. — Vieni a trovarmi a buon’ora dimani, Poins; e intanto ti sorrida il mattino.
Poin. Buon dì, mio caro signore. (escono)