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atto secondo | 177 |
ingue porta con so di dover essere odiato, allora le magre gioenche di Faraone avranno buon dritto all’amore altrui. No, mio buon signore, esiliate Pito, esiliate Bardolfo, esiliate Poins, ma amabile sir Giovanni Falstaff, il prode sir Giovanni Falstaff, l’onesto sir Giovanni Falstaff, l’egregio sir Giovanni Falstaff, tanto più commendevole in quanto ch’egli è il vecchio sir Giovanni Falstaff, non lo toglieteal consorzio di Enrico. Se voi bandite il paffuto sir Giovanni, bandirete tutto il resto del mondo.
P. Enr. Così far voglio. (si ode battere: escono l’Ostessa, Francis e Bardolfo; rientra Bardolfo correndo)
Bard. Oh milord, milord, lo sceriffo sta alla porta colla più indegna squadra.
Fal. Vattene, mariuolo! Terminate la vostra parte; molte cose mi rimangono a dire in favore di quel Falstaff. (rientra l’Ostessa frettolosamente)
Ost. Oh Gesù, milord, milord!...
Fal. Oimè! Ecco il diavolo cavalcato ad un violino. Che v’è?
Ost. Lo sceriffo con parte del presidio sta alla porta e vengono per visitar la casa. Debbo io lasciarli entrare?
Fal. Odi tu, Enrico? Non iscambiare mai un buon pezzo di oro in un falso: tu sei veramente stolto, senza sembrarlo.
P. Enr. E tu codardo, senza istinto.
Fal. Nego la maggiore. — Se volete rifiutar l’accesso allo sceriffo, sia; se no, lasciatelo entrare. Se io non sapessi accogliere un malandrino così bene come un galantuomo, sarebbe stato inutile l’educarmi! Spero che vedrò cortesemente anche il carnefice, allorchè mi allaccierà le fauci.
P. Enr. Va a nasconderti dietro agli arazzi: gli altri ascendano le scale. Ora, miei signori, giova l’avere aspetto franco e buona coscienza.
Fal. Io ebbi un tempo entrambe queste cose: ma la data ne è remota, perciò mi asconderò. (escono tutti, tranne il principe e Poins)
P. Enr. Chiamate lo sceriffo. (entra lo sceriffo coi vetturali) Ebbene, sceriffo, che volete da me?
Scer. Anzitutto perdonatemi, milord. La voce pubblica denuncia in questa casa uomini di mal affare.
P. Enr. Quali uomini?
Scer. Uno di essi è ben conosciuto, mio grazioso signore, uom grasso e grosso.
Vett. Grasso come il burro.
P. Enr. Quell’uomo, vi assicuro, che non è qui, perocchè io