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178 | enrico iv — parte prima |
Tali pensieri agitano tanto il tuo sonno, che la tua fronte ne è inondata da goccie di sudore grosse come le bolle d’acqua che salgono alla superficie di un ruscello fremente; e strani moti animano i muscoli del tuo viso, simili a quelli di uomo che rattiene il fiato in grandissima foga. Oh, che sintomi son codesti! Gravi cure ingombrano la mente del mio signore, e convien ch’io le conosca se è vero che ei mi ami.
Hot. Olà! olà! È partito Guglielmo con quell’involto? (entra un domestico)
Dom. Sì, milord, è già più d’un’ora.
Hot. Butler ha ricondotto quei cavalli dallo sceriffo?
Dom. Ne ricondusse uno, non è che un istante.
Hot. Qual cavallo! Un cavallo color di spica matura forse?
Dom. Appunto.
Hot. Quel corsiero sarà il mio trono, e vo’ ad assidermivi tosto. Oh speranza1. Di’ a Butler di menarlo nel parco. (il dom. esce)
Lad. Ma ascoltatemi, milord.
Hot. Che volete, mia giovine donna?
Lad. Chi vi trascina lungi da me?
Hot. Il mio cavallo, mio amore, il mio cavallo.
Lad. Su, cessate, schernitore malvagio. Non v’è animale in natura tocco da male più funesto di quello che vi divora. Sull’anima mia, vuo’ conoscere il pensier vostro, Enrico: lo voglio. Dubito che mio fratello Mortimero non sia mosso per sostenere i suoi diritti e che non v’abbia scritto perchè lo assecondiate. Ah se dovesse andare...
Hot. Tanto lontano a piedi, mi stancherei, mio amore.
Lad. Voi celiate; desistete: rispondete direttamente alla mia dimanda. In fede io vi romperò le dita, Enrico, se non mi dite la verità.
Hot. Lasciatemi, lasciatemi: fine alle beffe. — Amore?... Io non t’amo, io non mi curo più di te, Caterina. Questo non è un mondo in cui si possano spendere le ore in sollazzi, e logorarsi le labbra a furia di baci. Conviene che abbiamo il naso sanguinoso e la testa rotta, e allora saremo sicuri d’esser ben ricevuti da per tutto. Su dunque; il mio cavallo. — Che dici, Caterina? che vuoi?
- ↑ Motto dello stemma dei Percy.