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atto secondo | 177 |
mangiare e il bere: ed io vi dico, mio imbelle lord, che dal seno di questa spina, il pericolo, trarremo un bel fiore, cioè la nostra sicurezza. — L’impresa vostra è pericolosa: gli amici di cui parlate non sono sicuri: le circostanze stesse non appaiono favorevoli, e tutto il vostro partito non è abbastanza forte per controbilanciare quello di un sì potente avversario. — Dite voi da senno? Io vi rispondo che siete un solenne pusillanime, e che mentite. — Che sciocco è costui! Pel Cielo! la nostra trama è mirabilmente ordita: i nostri amici sono fedeli e costanti; la congiura è stupenda! Che anima addiacciata ha quest’uomo! Allorchè milord di York approva il disegno e tutta la condotta, costui... pel Cielo, se l’avessi ora fra le mani, vorrei rompergli il capo col ventaglio della sua dama! Non entrano nella congiura mio padre, mio zio, ed io? Eduardo Mortimero, York e Glendower? Non sonvi inoltre i Douglas! Non ho io lettere di tutti in cui promettono di raggiungermi armati il nono giorno del mese prossimo? E alcuni di essi non son già accorsi? Qual dannato mentecatto è dunque lo scrittore di questo foglio? Ah! temo che nell’ansia della sua viltà, ei non vada dal re e non gli riveli tutto. Oh se potessi spartirmi in due per andare a dare una gotata al mariuolo e invitarlo a sì onorevole azione! Vada al demonio! Dica ogni cosa al re, se lo vuole, noi siamo apparecchiati: io partirò stanotte, (entra lady Percy) Ebbene, Caterina? M’è forza il lasciarvi fra due ore.
Lad. Oh mio caro signore, perchè siete così solo! Per quale offesa ho meritato io d’essere, da quindici giorni, sposa bandita dal letto del mio Enrico? Dimmi, amore, qual’è la cagione che ti toglie la brama di ogni piacere, e ti priva anche delle dolcezze d’un pacifico sonno? Perchè affiggi gli occhi in terra? Perchè tremi sì di sovente, allorchè sei assiso solo? Perchè è dileguata la freschezza del tuo colorito? Chi ti fa abbandonare i miei tesori, la tua giovinezza, la tua salute e i diritti d’una sopsa, in preda a cupe meditazioni e alla più atroce malinconia? Durante i tuoi sonni leggeri e pieni di commozione, io veglio accanto a te, e ti odo proferire racconti di guerre: parole incitatrici al tuo corsiero bollente: voci di: coraggio! Al campo! e t’intrattieni di sortite, di ritirate, di trincee, di tende, di palizzate, di fortezze, di parapetti, di cannoni, di colubrine e di tutte le venture d’una guerra ostinata.