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140 | vita e morte ecc. — atto quinto |
veleno: e sebbene desiderassi lui morto, te non amo; chè amando il cadavere, aborro il suo carnefice. Abbi per tua mercede i rimorsi della coscienza, a non sperare da me nè accoglienze, nè favori. Va, come Caino, ad errare fra le ombra della notte; e non mostrar mai alla luce del dì il tuo volto odioso. Lôrdi, io dichiaro, che la mia anima è piena di ambascia, veggendomi così costretto ad annaffiar di sangue la mia corona per farla fiorire. Venite a gemere con me sulla sventura che deploro, e un duolo generale sia l’adornamento della nostra corte. — Farò un viaggio in Palestina per detergere la mia mano colpevole di questo sangue. Seguitemi sconsolati e mesti; e onorate il mio duolo, compiangendo la morte precoce di un infelice monarca. (escono)
fine del dramma.