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134 vita e morte del re riccardo ii

di un figlio traditore! Sorgente pura da cui sgorgò questo ruscello che si è da se stesso contaminato nel suo corso! York, le tue virtù degenerarono in lui; ma il tuo raro merito fa assolvere l’enorme fallo del tuo figliuolo traviato.

York. Così la mia virtù sarà prostituita ai suoi vizi? egli spenderà il mio onore a riparare la sua vergogna, come quei figli prodighi che gettano l’oro laboriosamente accumulato dai loro padri? No, il mio onore non può vivere che per la morte di un figlio che mi fa arrossire; senza di ciò i miei giorni scorrerebbero infami Facendo grazia al figlio, voi uccidete il padre: lasciate in vita il traditore, e immolate il suddito fedele.

Duch. (al di dentro) In mercè, mio sovrano, in nome del Cielo, lasciateci entrare.

Boling. Quale stridula voce è codesta, che manda tali grida?

Duch. Una donna, una zia vostra, gran re. Sono io; piacciavi di udirmi: abbiate pietà di me; degnatevi aprirmi le porte. Ti chieggo una grazia, io, che non ve ne chiesi mai.

Boling. La nostra scena è mutata; di grave, com’era fatta, diventa la storia della mendica e del re. Mio pericoloso cugino, fate entrar vostra madre: so ch’ella viene a intercedere pel vostro indegno peccato.

York. Se tu gli perdoni, se cedi alle preghiere di chi si sia, la tua clemenza potrà incoraggire e moltiplicare i delitti. Taglia un membro corrotto se vuoi che il corpo rimanga sano; se nol fai, ei t’infraciderà tutti gli altri.     (entra la duchessa)

Duch. O re, non credere a quest’uomo spietato: l’uomo che non ama se stesso, non può amare alcuno.

York. Donna pazza che venisti a far qui? Vorrà il tuo seno appassito alimentare un altro traditore?

Duch. Gentile York, calmatevi; uditemi buon sovrano.

(si inginocchia)

Boling. Alzatevi, onesta zia.

Duch. No, non ancora te ne supplico. Resterò prostrata sulle mie ginocchia, e non mai rivedrò giorni felici se tu non m’hai resa la gioia e la felicità perdonando a Rutland, al mio colpevole figlio.

Aum. Alle preghiere di mia madre genufletto io pure.

(s’inginocchia)

York. Ed io pure lo fo, ma per pregare contro di essi. Tu avrai a pentirtene se concedi grazia.

Duch. Ah! credete voi ch’ei parli da senno? Mirate il suo volto. I suoi occhi non versano una lagrima; la sua preghiera non è