Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto quinto | 131 |
Aum. Se Dio non vi si oppone, tale è il mio disegno.
York. Che foglio è quello che veggo sul vostro seno? Perchè impallidite? Lasciatemi vedere quel foglio.
Aum. Milord, è un nulla.
York. In tal caso che vale ch’io lo vegga? Vuo’ essere soddisfatto. Veggiamo.
Aum. Supplico Vostra Grazia di scusarmi. È uno scritto di qualche importanza, che ho buone ragioni per tener nascosto.
York. Ed io pure, giovine, ho buone ragioni per volerlo vedere; temo, temo...
Duch. Che temereste? È senza dubbio qualche debito che ha contratto pel suo abbigliamento nel dì dell’incoronazione.
York. Un debito con se stesso? Qual obbligo può esser quello di cui si è portatore? Donna, tu vaneggi. — Aumerle, lasciami vedere quel foglio.
Aum. Ve ne supplico, perdonatemi; io non posso mostrarlo.
York. Vuo’ essere soddisfatto; lasciatemi vedere, dico. (glielo strappa e legge) Tradimento! Infame tradimento! — Scellerato! Traditore! Miserabile!
Duch. Che fu, milord?
York. Olà! V’è alcuno? (entra un domestico) Si selli il mio cavallo. Iddio ne protegga! Quale trama scopersi!
Duch. Quale, milord?
York. I miei speroni, dico; sellate il mio cavallo: ora, pel mio onore, per la mia fede, io denunzierò lo scellerato! (il dom. esce)
Duch. Ma che fu?
York. Tacete, donna insensata.
Duch. Non tacerò. — Che vuol dir questo, mio figlio?
Aum. Buona madre, calmatevi; non vi è nulla, di cui la mia povera vita non possa rispondere.
Duch. La tua vita rispondere! (rientra il domestico con stivali e speroni)
York. Studia il passo, vuo’ correre dal re.
Duch. Aumerle, impedisciglielo. — Povero fanciullo, sei tristo. — Via di qui, miserabile (al dom.); non ricomparirmi più innanzi.
York. I miei speroni, dico.
Duch. Perchè, York? Che vorreste voi fare? Oh! non vorrete voi nascondere il fallo di vostro figlio? Abbiam noi forse altri figli? Possiam sperarne altri? Il tempo non ha esaurita la fecondità del mio seno? E voi volete rapire alla mia vecchiaia il mio