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38 il re lear


Reg. E mia sorella avrà ella meno diritto di offendersi, sapendo l’agente suo vilipeso, per aver eseguiti i suoi ordini? Su, via, ponetelo ai ferri..... Andiamo, signore. (esce insieme col Corn.; Kent è posto in ceppi, e legato al muro)

Gloc. Duolmene per te, amico; ma tale è il volere del duca, a cui è forza che ognuno s’inchini. Intercederò nullameno.

Kent. Nol fate, signore; ve ne prego. Vegliai, camminai tanto, che qui pure dormirò molte ore tranquillo; il resto del tempo lo passerò fischiando. Le buone fortune d’un uomo gli derivano talvolta anche dalle calcagna1. Vi do il buon giorno.

Gloc. Il duca è da biasimarsi in questo; la cosa verrà male giudicata.     (esce)

Kent. Buon re, cui forza sarà il fare sperienza di quel volgare adagio, che chi vive privo delle benedizioni del Cielo, bisogna sopporti le infuocate vampe del sole! — Avvicinati tu, Faro, a questo basso globo, onde col pietoso tuo raggio io possa leggere questa lettera! Gl’infelici più che gli altri credono ai miracoli..... Ah! che veggo? il carattere è di Cordelia..... Ella sarà stata per qualche avventurosa sorte, istruita del mio travestimento che in breve lascierò per riparare a tutte le perdite del passato. Oppresso mi sento di fatiche e veglie: approfittate di questi istanti, occhi miei, che il sonno aggrava, per non veder questo luogo d’obbrobrio e d’ignominia! — Fortuna, buona notte; sorridimi una volta ancora, e gira la tua ruota.     (s’addormenta)

SCENA III.

Un denso bosco.

Entra Edgardo.

Edg. Udii io stesso proscrivere la mia testa; e per gran sorte tronco d’un albero mi sottrasse alle loro ricerche. Non v’è più asilo per Edgardo; non più porto di salvezza per lui. Sentinelle e minute indagini si fanno sull’orme mie, ma, poichè sono libero, troverò mezzo di salvarmi. Mi va pel capo il pensiero di trasformarmi sotto le sembianze più povere ed abbiette, in cui mai la miseria gittasse l’uomo degradato, venuto quasi al livello del bruto. M’imbratterò il volto di fango; cingerò le reni con un lenzuolo sdruscito; affiderò la mia capigliatura a mille nodi bizzarri, e le mie membra nude affronteranno l’ingiuria dei venti e

  1. In cui è premuto dai ceppi.