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112 | vita e morte del re riccardo ii |
tatori a parlamento, con questo messaggio pel re. «Enrico di Bolingbroke, prostrato sulle sue ginocchia, bacia con rispetto la mano di Riccardo, e manda a Sua Maestà l’assicurazione del suo omaggio, e della fede leale del suo cuore. Egli qui viene per porre a’ suoi piedi le armi e l’esercito; purchè la rivocazione del suo bando sia pronunziata, e i suoi dominii gli vengano restituiti. Ove ciò non segua, userà del vantaggio della sua potenza, e annaffierà la polvere della state con torrenti di sangue versati da ferite inglesi: sebbene quanto costi al cuore di Bolingbroke di essere costretto ad arrossare di sangue la faccia ridente e fiorita di questo bel regno, possono provarlo la sua umile sommissione e il suo tenero affetto». — Va, recagli queste parole; intantochè noi ci avanzeremo sul tappeto di questa pianura verdeggiante. — (Nort. si dirige al castello con un trombetto) Marciamo senza far udire minaccioso strepito dei tamburi, onde nulla turbi i negoziati che stanno per farsi dall’alto delle mura ruinose di quel castello. — Mi sembra, che l’incontro del re Riccardo e di noi non debba riescire nè meno violento, nè meno terribile di quello di due elementi nemici, che nel loro urto formidabile squarciano con gran rumore la fronte nebulosa del cielo. — Ma sia egli il fuoco, io sarò scorrevole come l’acqua: infuni a sua posta, mentre io passerò mollemente sopra la terra e non sopra di lui. Marciamo innanzi e osserviamo quale sarà l’aspetto di Sua Maestà.
(il trombetto chiama a parlamento, e gli vien risposto dall’interno della fortezza. Entrano sulle mura il re Riccardo, il vescovo di Carlisle, Aumerle, Scroop e Salisbury). |
York. Vedete, vedete il re Riccardo comparisce splendido e malinconico come il sole alla porta infiammata dell’Oriente, allorchè vede nubi gelose che si apprestano ad offuscare la sua maestà. Nondimeno mantiene l’aspetto di re: mirate il suo occhio, lucido e sfolgorante come quello dell’aquila, di quanta gloria fregia il suo volto! Oimè, oimè, quale onta sarebbe il fare oltraggio a sì sublimi sembianze!
Ricc. Siamo stupiti, e così fummo lungamente, vedendo che il tuo ginocchio (a Nort.) non piegava dinanzi a noi, che credevamo essere il tuo legittimo sovrano. Se è vero che lo siamo, come osi tu obliare di porger l’omaggio che devi alla nostra presenza? se nol siamo, mostraci quando fu che la mano di Dio ci tolse quell’autorità che ci aveva accordata: imperocchè ben sappiamo che alcuna mano di carne e sangue non può toccare il nostro