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36 il re lear

sterò questo lurido malandrino in un mortaio, e imbratterò la canna di un cesso colla sua vile materia. — Rispetto a’ miei bianchi capelli! Turpe cutrettola!

Corn. Silenzio, olà! Uomo bestiale, obblii dunque ogni rispetto?

Kent. Errai, signore; ma la collera ha i suoi privilegi.

Corn. Perchè andasti in collera?

Kent. Per vedere una spada nelle mani di un uomo senza onore. Questi vili furfanti rassomigliano a’ topi di cui i nostri templi sono infetti: allorchè essi non possono sciogliere i nodi dei cordoni sacri, li rodono e cincischiano col loro dente sacrilego. Adulano le passioni ribelli alla ragione, che vengono suscitate nel cuore dei loro padroni; alimentano la fiamma, dan pascolo all’incendio, e la loro lingua versatile obbedisce alle bizzarrie del loro signore, come la banderuola si volge al più lieve soffio di vento. Costoro, a simiglianza del cane, non hanno altro istinto, che quello di seguire e leccare. — Possa la peste coprirti quel volto epilettico! Sorridi forse delle mie parole, come se io fossi pazzo? Insigne papero, se mi ti facessi dinanzi nelle pianure di Sarum, ti vorrei far crocidare fino ai nidi di Camelot1.

Corn. Oh! sei tu insensato vecchiardo?

Gloc. Come nacque il litigio? Questo si dimanda.

Kent. I contrarii non han più antipatia fra di loro, ch’io non n’abbia con questo malandrino.

Corn. Perchè lo chiami così? In che ti offese?

Kent. Il suo volto non mi piace.

Corn. Il mio, quello del duca e della duchessa non ti piacciono forse del pari?

Kent. Signore, è mio costume esser sincero. Ho veduto a’ miei tempi visi migliori di taluni di quelli che mi stanno ora dinanzi.

Corn. Costui è al certo un gaglioffo, che, encomiato talvolta per la sua brutale ingenuità, ha di poi sempre ostentato un tuono di libertà insolente, componendosi ad un volto che il suo interno smentisce. Ei non può adulare, egli? È un uomo onesto e sincero?..... forza gli è il dire la verità? S’ella è bene accolta, tanto meglio; se no è sempre un uomo che ha il merito d’essere schietto. Cotesta specie di scaltriti conosco, che sotto sembiante di sincerità e di franchezza cela più astuzia, ed è più corruttrice, che nol sia una schiera di cortigiani consumati nell’arte degli inganni e delle lusingherò.

  1. Nella provincia di Sommerset, dove diresti la natura piacersi più nella produzione delle oche che degli uomini.