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atto secondo 35

se ardisci di smentire un solo degli epiteti con cui t’ho qualificato.

Magg. Quale strano uomo sei, per celiare così con chi non conosci, e da cui non sei conosciuto?

Kent. Quale imprudenza è la tua ostentando di non ravvisarmi? Non sono trascorsi che due giorni da che ti punii in faccia al re..... Snuda la spada, malandrino: è notte; ma la luna risplende. Vuo’ ucciderti, vuo’ farti in minutissimi brani. Su, su, scellerato figlio d’una disonesta, iniquo e stolto, metti mano alla spada.

(sguainando la sua)

Magg. Via, via; non ho nulla a far con te.

Kent. Mano alla spada, scellerato; qui ten venisti con lettere nemiche al re; ti facesti campione d’una vana femmina contro l’autorità paterna e regale. Snuda quel ferro, reprobo, o ti taglio con un fendente le gambe Mano alla spada, indegno; in guardia; difenditi.

Magg. Oh! aiuto! all’omicidio! aiuto, aiuto!

Kent. Difenditi, vile schiavo, difenditi; sii maledetto.

(percuotendolo)

Magg. Aiuto! oh! all’omicidio! all’omicidio! (Entrano Edmondo, Cornovaglia, Regana, Glocester, e sergenti).

Edm. Che è? Che fu? Divideteli.

Kent. Vosco ancora, bel giovine, se un tal giuoco vi diletta; venite, m’incarnerò in voi; venite, giovine signore.

Gloc. Armi! Armi! Perchè si contende?

Cor. Fermatevi, sulla vita vostra! Quegli che alzerà il braccio avrà morte. Da che il litigio?

Reg. I messaggieri di nostra sorella e del re.

Corn. Perchè questa contesa? parlate.

Magg. Appena posso trar fiato, milord.

Kent. Niuna meraviglia, dopo tante prove di valore. Tu vile, tu codardo, la natura ti rinnega; solo un artiere può averti generato.

Corn. Bizzarro è costui; un artiere.

Kent. Sì, affè, signore, un artigiano; perocchè uno scultore o un pittore non lo avrebbe disegnato così male, quand’anche fossero rimasti soltanto due ore all’opera.

Corn. Parlate; qual fu il soggetto della vostra contesa?

Magg. Signore, questo vecchio lenóne, di cui risparmiai la vita, avuto rispetto a’ suoi bianchi capelli.....

Kent. Infame figlio d’infamissima madre, creatura inutile e turpe, che ardisci tu dire? — Signore, se me lo concedete, pe-