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atto secondo | 99 |
nol consente. — Tutto è sconvolto, tutto è posto in balìa della fortuna. (escono York e la Reg.)
Bus. I venti sono propizii per recar novelle in Irlanda, ma alcuna non ne ritorna. Raccogliere un esercito per far fronte al nemico è impossibile.
Green. E d’altra parte la nostra affezione pel re ne fa certi dell’odio di coloro che non lo amano.
Bag. Sì, dell’odio di questo popolo incostante, che tien l’amore unito col danaro, e a cui chi l’uno toglie, toglie l’altro.
Bus. Da cui il re è stato generalmente biasimato.
Bag. E se da esso dipendesse il giudicarlo condannerebbe noi pure per aver conservata fede al trono.
Green. Perciò io andrò ad assicurarmi nel castello di Bristol, in cui il conte di Wiltshire si è diggià chiuso.
Bus. Verrò con voi; avvegnachè la moltitudine che ci abborre non farà grandi sforzi per soccorrerci; essa è più proclive ad avventarsi sopra di noi come cane furioso per disbranarne. Volete voi pure seguirci?
Bag. No, io andrò in Irlanda da Sua Maestà. — Addio, se i presagi del cuore non falliscono, eccoci qui in tre che ci separiamo per non rivederci mai più.
Bus. Ciò dipende dai successi di York nell’impresa sua di cacciare Bolingbroke.
Green. Oimè, povero duca! Il carico che assume è come quello di contar le arene o ber l’Oceano. Per uno che combatterà al suo fianco mille fuggiranno.
Bus. Addio anche una volta; per una volta ancora a tutti e per sempre.
Green. Potremo incontrarci di nuovo.
Bag. Temo mai più. (escono)
SCENA III.
Le boscaglie della provincia di Glocester.
Entrano Bolingbroke e Northumberland coll’esercito.
Boling. Quanto v’ha ancora, milord, di qui a Berkley?
Nort. Mi è ignota affatto questa provincia, nobile signore. Quelle alte e sterili montagne, quelle vie alpestri e sparse di roccie, allungano le vostre miglia e ci raddoppiano le fatiche; sebbene le grazie del vostro dire m’abbiano temprati gli orrori