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92 vita e morte del re riccardo ii

il corso del sangue, osi farmi impallidire colle tue gelide ammonizioni. Ma, lo giuro per la maestà reale del mio regno; se tu non fossi fratello del figlio del grand’Eduardo, la tua lingua, che trascorre tanto, farebbe cader dalle tue spalle l’insolente tuo capo.

Gaunt. Figlio del mio fratello Eduardo, oh! non risparmiarmi perch’io sia figlio d’Eduardo di lui padre. Il sangue suo tu già lo spargesti a torrenti; e il mio fratello Glocester, quell’anima senza macchia, (voglia il Cielo ammetterla nel numero delle fortunate!) può servire di testimonio, che tu non ti periti a versare il sangue di Eduardo. Collegati col male che mi strugge, e la tua mano snaturata aguzzi la falce della morte. Finisci di spegnere una vita già da troppo lungo tempo oscurata e languida. Vivi nel tuo disonore, nè il tuo disonore muoia con te; e le mie parole facciano il tuo supplizio nell’avvenire! — Riconducetemi nel mio letto, e dal mio letto al sepolcro. L’amore della vita si addice a quelli che trovano ancora nella vita affezioni e onore.

(esce, sorretto dal suo seguito)

Ricc. E bene adoprano morendo coloro che rosi sono dalla vecchiezza e dalle ambascie. Queste cose entrambe stanno in te e son fatte pel sepolcro.

York. In mercè, Vostra Maestà non accagioni delle sue parole che l’acre umore del suo male e della sua vecchiaia che l’opprime. Ei vi ama, sulla mia vita, e vi ha così caro come Enrico di Hereford, se qui fosse.

Ricc. Bene sta; dite con senno: il mio amore per me somiglia a quello di Hereford, e il mio pure somiglia al loro. — Seguano le cose il loro corso. (entra Northumberland)

Nort. Mio signore, il vecchio Gaunt si raccomanda a Vostra Maestà.

Ricc. Che dice ora?

Nort. Nulla; tutto è detto per lui: parole, vita, tutto finì pel vecchio Lancastro.

York. Sia York dopo di lui il primo che diserterà la vita! Quantunque la morte sia povera, essa possiede nondimeno un bene, quello di por termine ad affanni più crudeli di lei.

Ricc. Il frutto più maturo è quello che cade primo: a lui toccò; il suo tempo è finito; e il nostro pellegrinaggio deve ugualmente finire un giorno. Basta su di questo. — Ora pensiamo alle nostre guerre d’Irlanda. Ei ne è forza domare quei Kerni1

  1. Soldati irlandesi.