Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
atto primo | 75 |
vile calunniatore, abbietto uomo; e per provargliene, gli darei ogni buon partito e gli andrei incontro, quand’anche mi convenisse correre a piedi fino alle Alpi agghiacciate, o in qual sia altro paese inospite in cui non mai Inglese stampasse un’orma. Dopo ciò, la seguente dichiarazione valga a difesa della mia lealtà; per tutto il bene che mi è concesso di sperare, ei mente, quant’uomo può mentire.
Boling. Vile, triste uomo, vedi, io ti getto il mio quanto. Abbiuro qui il regio parentado, e oblio la nobiltà del sangue da cui discendo. E la paura e non il rispetto che ti fa aver ricorso a questo sembiante. Se il terrore che accompagna il delitto ti ha lasciate bastanti forze per sollevare quel pegno del mio onore, inchinati e prendilo. Per quel pegno e per tutti i riti solenni della cavalleria, io ti darò ragione, corpo a corpo e arma contro arma, di ciò che ho detto e di tutto quello da cui potesse dissentire la tua malvagità.
Norf. Lo prendo, e giuro per questa spada, che mi fece glorioso del titolo di cavaliere, che risponderò in tutti quei modi, che si addicono a un generoso; e una volta salito a cavallo possa io non discenderne che estinto, se sono un traditore o se ho combattuto per una causa ingiusta.
Ricc. Qual’è l’accusa di cui il nostro cugino aggrava Mowbray? Conviene sia forte perchè possa ispirarci il più lieve sospetto intorno alla sua fedeltà.
Boling. Di quanto ho detto risponderà la mia vita. Questo Mowbray ha ricevuto otto mila monete come deposito per la paga dei soldati di Vostra Altezza, e le ha ritenute per impiegarle nelle sue libidini, da insigne traditore e odioso ladro. Di più dico, e lo proverò col combattimento o qui o altrove, al termine anche dei paesi più lontani che mai occhio inglese vedesse, che tutte le tradigioni che da diciotto anni sono state tramate nel regno, hanno per principal autore il perfido Mowbray. Affermo infine e sosterrò tutte queste accuse con danno della sua colpevole vita, ch’egli ha macchinata la morte del duca di Glocester, ch’ei ne ha suggerita l’idea ai suoi nemici bramosi di atterrarlo, e per conseguenza, che è esso che come un vil traditore ha forzata quell’anima innocente ad escire in mezzo alle onde del suo sangue. Ora un tal sangue, come quello del sagrificatore Abele, grida verso di me dal fondo delle mute caverne della morte, e mi chiede giustizia e rigoroso castigo, talchè, giuro per la nobiltà della mia gloriosa nascita, che questo braccio lo placherà, o perderò la vita.