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atto quinto 59

stengono questa guerra e le sue fatiche? Non udii io questi isolani gridar: viva il re, allorchè circondavo la loro città? La sorte non si libra in favor mio? Non ho io le migliori carte per guadagnare, giuocando una corona? E dovrei abbandonare la vittoria che stringo in pugno? No, sulla mia anima, ciò non si dirà mai.

Pand. Voi non vedete di tale impresa che le belle apparenze.

Luig. Apparenze o verità, non ritornerò in Francia prima che la mia opera non sia stata coronata da tutta la gloria che mi fu promessa anzi che ragunato avessi questo bell’esercito e scelto questi prodi soldati, fiore di guerra, per illustrarmi con conquiste, e cercar fama in seno al pericolo o alla morte. (squillo di trombe) Qual tromba alacre è cotesta che ne chiama?

(entra il Bastardo con seguito)

Fil. A norma degli usi stabiliti fra le nazioni, datemi udienza: fui inviato per parlarvi. — Venerabile cardinale, venni per parte del re a dimandarvi come abbiate trattate per lui le cose, e saprò dalla vostra risposta quello che m’impongono i miei poteri e quello che ho debito di dichiarare.

Pand. Il Delfino è troppo tenace nel suo proponimento, e non vuol tenere in cale le mie preghiere. Ei risponde ricisamente che non deporrà la armi.

Fil. Per tutto il sangue che può fare spargere il furor della vendetta, il giovine principe risponde come deve. — Ora udite parlare il nostro re; perocchè è la sua voce che vi si fa udire col mezzo mio. — Questo giovine è apparecchiato, ed è giusto che lo sia: ma Sua Maestà irride e con ragione a questo inefficace e vano preparativo di guerra, a questa mostra militare, a questo esercito imprudente, a questa audacia fanciullesca, a queste schiere di pargoli; ed è risoluta di cacciare con uno scudiscio questi pigmei in armi e questa truppa di fantolini ammutinati. Credete voi che il braccio che ebbe forza di punirvi vicino ai vostri lari, che vi fece fuggire atterriti dal disopra dei vostri tetti, e vi costrinse a nascondervi nelle vostre cisterne profonde, nel limo delle vostre stalle, nei ridotti degli animali più immondi, credete voi che un tal braccio vittorioso nel seno della vostra patria divenga più debole rientrando in quella che è di lui? No: sappiate che il nostro valente monarca ha prese le armi, e che come l’aquila ei si libra sopra il suo nido per tutelarlo dai danni che lo minacciano. — E voi (agli Inglesi) uomini degeneri, sconoscenti, ribelli, Neroni sanguinarii, che straziate il seno dell’Inghilterra vostra patria, arrossite di vergogna. Le vostre mogli e