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54 il re giovanni


Big. Via; verso Barry; si vada incontrò al Delfino!

Pem. Colà, puoi dire al re che potrà cercarci. (escono i lôrdi)

Fil. Buono è in verità questo mondo! — Conoscete voi questo capo-lavoro? L’inferno ti aspetta, Uberto, senza alcuna speranza della misericordia del Cielo, sebbene immensa, sebbene infinita, se fosti tu che vibrasti il colpo di morte.

Ub. Vogliate solo udirmi, signore.

Fil. Ah! te lo ripeto, hai un posto sicuro in fondo all’abisso. No, alcun dannato, alcuno non vi sarà più nero di te; tu precipiterai al disotto del principe dei demonii: l’inferno non avrà ospite di te più odioso, se tu fosti che uccidesti questo fanciullo.

Ub. Sull’anima mia...

Fil. Se hai soltanto consentito a questa opera barbara, rinunzia alla speranza. In difetto di laccio, il filo più sottile che mai ragno intrecciasse, basterà a strangolarti; un giunco potrà servirti da trave se vuoi appenderti, o se brami annegarti, l’acqua che sta in un cucchiaio ti sarà a ciò valida come l’oceano. Gran sospetto ho, che tu non sia il più odioso dei malandrini.

Ub. Se la mia mano privò questo corpo della bell’anima che lo reggeva; se a ciò ho consentito, se a ciò solo ho pensato, l’inferno non abbia torture adeguate per me! Io lo aveva lasciato pieno di vita.

Fil. Va, prendilo fra le tue braccia: sono confuso ed ho smarrita la bussola: più non conosco il mio cammino fra i sentieri spinosi e i pericoli di questo mondo perverso. — Con quale facilità tu porti ora tutta l’Inghilterra! (a Uberto che ha sollevato Arturo) Dal seno di quegli avanzi insensibili della potenza decessa, l’anima e la vita di questo Stato e tuttociò che vi era di giustizia e di virtù son volati in Cielo. L’Inghilterra non è più ora che una sciagurata preda, posta in balìa del primo usurpatore, la di cui ambizione, non forte di diritti, disputerà straziandola questa superba monarchia. Ora per divellere quest’osso nudo e scarno della sovranità, la guerra, come cane furioso, drizza la chioma e ributta ringhiando l’amabile e dolce pace. Il cittadino crucciato fa alleanza col nemico, e in questa generale confusione la rivolta, quasi corvo che svolazza intorno al cadavere di un animale spirante, aspetta l’istante prossimo della caduta di un re, spogliato della sua grandezza. Fortunato ora quegli il di cui mantello potrà sostenere una tanta tempesta! Togli questo fanciullo, e seguimi a celeri passi. Vado dal re; mille cure ne opprimono, e il Cielo stesso guarda quest’isola con occhio di sdegno. (escono)