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atto quarto 53


Ub. Signori, mi affrettai sulle vostre orme: Arturo è vivo, e il re vi chiede.

Sal. O audace, non arrossisci alla vista di quella morte? Lungi dagli occhi nostri, odioso scellerato.

Ub. Non sono uno scellerato.

Sal. (sguainando la spada) Torrò io alla legge la vittima che le spetta.

Fil. La vostra spada è lucida, signore; rimettetela nel fodero.

Sal. No, finchè io non l’abbia tuffata nel cuore di quel ribaldo.

Ub. Arretratevi, signore di Salisbury, arretratevi, dico; chè pel Cielo, la mia spada è arrotata così bene quanto la vostra. Badate a non trascendere, milord, nè mi obbligate a una legittima difesa, per tema che, vedendo la vostra collera, obblii il vostro merito, la vostra grandezza e la vostra nobiltà.

Big. Via di qui, uomo turpe! Osi tu sfidare un nobile?

Ub. No, sulla mia vita! ma nondimeno oserei difendere la mia innocenza contro un imperatore.

Sal. Sei un carnefice.

Ub. Non mi costringete a divenirlo, chè fino ad ora nol sono. Chiunque permette alla propria lingua di dire un mendacio, non dice il vero, e chiunque non dice il vero, mente.

Pem. Tagliatelo a pezzi.

Fil. Calmatevi, dico.

Sal. Prendi il tuo partito, Faulconbridge, e ne avrai travaglio.

Fil. Potresti prima dar travaglio al diavolo, Salisbury: se osi soltanto aggrottare il ciglio verso di me, o muovere un piede, o permettere all’ira tua d’insultarmi, sei morto. Riponi la tua spada senza indugi, o ti farò in brani insieme con la tua spada, e argomenterai dai miei colpi che Satana sia escito dallo inferno.

Big. Che intendi tu, illustre Filippo? Vorrai proteggere un ribaldo, un omicida?

Ub. Lord Bigot, non sono nè l’uno, nè l’altro.

Big. Chi uccise questo principe?

Ub. Non è un’ora che lo lasciai pieno di vita; lo rispettavo, lo amavo, e passerò il resto de’ miei giorni piangendone la morte.

Sal. Non vi lasciate sedurre dalle finte lagrime che scorgano da’ suoi occhi: gli scellerati hanno anch’essi i loro pianti; e costui, fracido nelle colpe, vorrebbe far credere le sue lagrime quelle della pietà e della innocenza. Escite con me, voi tutti, la di cui anima abborre dall’odore infetto di questo luogo di stragi; le esalazioni di un tal delitto mi soffocano.