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36 il re giovanni

tempo che i loro tesori, cresciuti colla pace, divengano pasto dei nostri guerrieri famelici. Eseguite l’ufficio con tutto il rigore.

Fil. Una campana, un libro e una candela non mi faranno recedere, allorchè lo splendore dell’oro mi inviti ad ire innanzi. — Lascio Vostra Altezza. — Madonna, (ad Elin.) se mai divengo devoto, pregherò per la vostra bella salute, e così vi bacio le mani.

Elin. Addio, gentil cugino.

Gio. Cugino, addio.                         (esce il Bast.)

Elin. Avvicinati, piccolo parente; ascolta una parola.

(prende Arturo a parte)

Gio. Fatti in qua, Uberto. Oh mio caro Uberto, io ti debbo molto; e in questa prigione di carne si nasconde un’anima che si propone di ricompensarti con usura del tuo zelo per me. Mio amico, l’affetto che ti porto vive volontario in questo cuore che ti ama, e qui si manterrà. — Dammi la tua mano. — Avrei qualcosa a dirti... Ma aspetterò momento più propizio. Pel Cielo, Uberto, arrossisco quasi nel farti noto quanto ti stimi e ti apprezzi.

Ub. Sono molto tenuto a Vostra Maestà.

Gio. Buon amico, non hai ancora alcuna ragione per rispondere così: ma un dì l’avrai. Scorrano le ore colla lentezza che vogliono, presto o tardi condurranno per me il momento di mostrarti il gran bene che nutro per te. — Avrei una cosa a dirti. — Ma lasciamola. — Il sole risplende in mezzo al cielo, e il lucido giorno, che rischiara per tutto i piaceri del mondo, è troppo pieno di gioia perchè tu possa ascoltarmi — Se, vibrando nella sua bocca di bronzo la sua lingua di ferro, la squilla notturna gridasse sulla razza addormentata dei mortali: è un’ora; se questo luogo fosse pieno di sepolcri, e oppresso tu vivessi da atroci dolori; se il negro umore della tristezza avesse assopito nelle tue vene il sangue, che senza di lei circola rapidamente e fa brillare negli occhi dell’uomo i segni di una gioia insensata, sfigurandone i lineamenti colle convulsioni del riso e della vana follia (passioni che io odio, passioni incompatibili coi miei disegni); ovvero, se tu potessi vedermi senza occhi, intendermi senza orecchi, rispondermi senza voce, col pensiero solo e senza far udire il suono delle parole che mi fastidiscono; allora, malgrado l’occhio raggiante e vigile del dì, confiderei al tuo seno i mei segreti pensieri... Ma, ah nol voglio!... nondimeno ti amo; e, credo in fede, che tu pure ami me.

Ub. Abbastanza, per intraprendere ogni cosa che mi comandaste. Dovesse la morte conseguire la mia azione, pel Cielo! la compirei