Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/389

30 il re giovanni


Cos. (alzandosi) Giorno di maledizione, e non giorno santo! Che vi è dunque di glorioso in questo giorno? Che è in esso accaduto, perchè si debba notarlo con lettere d’oro fra i dì solenni dell’anno? Ah piuttosto sia tolto questo giorno di vergogna, di oppressione e di spergiuro! o se si debbe annoverar sempre, le madri chieggano al Cielo ch’esso non rischiari mai la nascita dei loro figli, per tema che un aborto non deluda le loro dolci speranze; e i marinai non paventino i naufragi, che in questo infausto dì! Tutti i patti, che non sono stati stretti in questo giorno, non siano mai violati; ma le imprese, che questo giorno ha veduto cominciare, non abbiano che un esito funesto. Sì, la fede e la verità stessa si cambino in menzogne e in ispergiuro in questo dì!

Re Fil. Pel Cielo, signora, voi non avrete alcuna cagione per maledire questo giorno: non vi diedi io la mia parola di re?

Cos. Voi mi avete ingannata, abusando del vostro grado, che una larva era solo, che al primo baleno dileguò. Voi siete spergiuro, spergiuro! Armato qui veniste per spargere il sangue dei miei nemici: e oggi promettete il vostro per sostenerli! L’ardore del combattere e la fronte minacciosa della guerra si sono addolcite in un istante, dinanzi ad una finta amistà e aduna pace ipocrita; e noi siamo le vittime immolate alle vostre frodi. Armati, giusto Cielo! armati contro i re spergiuri! Una vedova t’implora con alti gridi: tienmi tu luogo di sposo, pietoso Cielo! Deh! non permettere che le ore di questo sacrilego di finiscano in pace; ma, prima che tramonti il sole, la viperea discordia divida questi perfidi sovrani. Esaudisci.... oh! esaudisci la mia preghiera.

Arc. Pace, Costanza.

Cos. Guerra, guerra, non pace; la pace è per me più funesta della guerra. — Oh tu davvero, (all’Arc.) tu disonori quella spoglia sanguinosa che porti! Anima servile e senza lena, ricca soltanto in viltà, la tua forza sta nel pòrti sempre dal lato più forte! Guerriero venduto alla fortuna, che non combatti, se non quando ella ti sta al fianco e ti guarentisce la tua salvezza, tu pure sei uno spergiuro e i re aduli! Quanto fosti vile e disprezzevole giurando, e vantando che sostenuta avresti la mia causa! Schiavo dal cuore di fango, la tua voce non tuonò essa in favore dei miei diritti? Non ti giurasti tu mio cavaliere, mio difensore, dicendomi di fidarmi nei tuoi destini, nella tua fortuna, nella tua forza? E oggi tu mi abbandoni, per darti ai miei nemici! Tu porti la spoglia di un leone! In nome dell’onore, gettala lunge da