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atto terzo 29


Sal. Che male ho io fatto, signora, istruendovi del male che vi han fatto gli altri?

Cos. Ah questo male è sì tremendo per me, che rende colpevoli a’ miei occhi tutti coloro che me l’annunziano!

Art. Vi prego, signora, calmatevi.

Cos. Oh! Tu che mi dici di calmarmi, se la tua nascita fosse l’obbrobrio del seno di tua madre; se la bruttezza deformasse il tuo volto; se fossi un mostro orrendo, di persona odiosa e strana; se le tue membra storpie e contraffatte, coperte di un’erpete econcia e generale, non lasciassero vedere in sè che uno sciagurato aborto di natura, sarei indifferente alla tua sorte, e non me ne affliggerei: perocchè allora non ti amerei, nè tu saresti degno dei tuoi illustri natali o di una corona. Ma tu sei bello, mio figlio, e alla tua nascita la natura e la fortuna sonosi adoperate di concerto per formarti a grandi destini. Tu puoi vantarti di riunire tutti i pregi della beltà. Il giglio e la rosa non hanno maggior freschezza, o maggiori grazie di te: ma la fortuna, oimè! si è mutata, e ti ha derelitto. Corrotta come vil cortigiana, essa non si stanca di prodigare i suoi favori a tuo zio, e la sua mano dorata ha abbagliato il monarca di Francia, facendogli calpestare l’onore dei sovrani, e prostituire la maestà dei re dinanzi all’interesse. Il re di Francia si è vergognosamente venduto alla fortuna e al re Giovanni; alla fortuna infedele, e all’usurpatore Giovanni. — Dimmi, il re di Francia non è egli uno spergiuro? Impreca al suo nome, o vattene; e lasciami sola coi mali, che debbo sola tollerare.

Sal. Perdonatemi, signora: non posso, senza di voi, ritornare dai due re.

Cos. Puoi partire, e partirai solo: io non verrò teco. Insegnerò al mio dolore la dignità; imperocchè il dolore è dignitoso, e rende dignitoso il cuore che lo sopporta. Si radunino i re dinanzi a me, dinanzi al grave spettacolo della mia afflizione, che è sì immenso che solo la terra può sostenerne il peso (si getta per terra). Qui coi miei mali io mi assido; questo è il mio trono; di’ ai tuoi re di venire a inginocchiarsi al mio cospetto. (entrano il re Gio., il re Fil., Luigi, Bianca, Elinora, il Bastardo, l’Arc. d’Aust. e seg.)

Re Fil. È vero, figlia mia, e questo felice giorno sarà per sempre un dì di festa per la Francia. Per celebrarlo, il sole sembra rallentare il raggiante suo corso (schernendo all’alchimista), mutare la massa arida e tenebrosa della terra in splendido oro. L’anno, nel suo rivolgersi, non ricondurrà mai questo bel giorno ricondurre un giorno santo e solenne.