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26 il re giovanni


Arc. E un bacio ancora; perocchè son ben sicuro d’averne dato uno anch’io nel dì in cui mi fidanzai.

Re Fil. Ora, cittadini d’Angers, apritene le porte. Ricevete gli amici che avete fatti: perocchè fra poco la celebrazione di questo maritaggio avrà luogo nella cappella di Santa Maria. — Costanza non è fra noi?... Son ben sicuro che non vi è, perocchè la sua presenza avrebbe portato gravi intoppi al contratto che abbiamo stretto. — Dove è essa? Dove suo figlio? Lo dica chi lo sa.

Luig. Essa geme addolorata nella tenda di Vostra Altezza.

Re Fil. E, sulla mia fede, questo trattato non sanerà le sue piaghe. — Fratello d’Inghilterra, come potremo noi contentar quella vedova? Venimmo per appoggiare i suoi diritti, ed ecco che li abbiamo rivolti, Dio lo sa, in nostro proprio vantaggio.

Gio. Porrem rimedio a tutto, creando il giovane Arturo duca di Bretagna, conte di Richemond, e signore di questa ricca e bella città. — Fate avvertir Costanza; mandate un messaggiere solerte ad invitarla alla cerimonia, oso credere che, se non perverremo a colmare la misura de’ suoi desiderii, la soddisferemo almeno tanto da farla tacere. Su, andiamo prontamente a questa festa impreveduta, per la quale siamo assai male apparecchiati. (escono tutti, tranne il bastardo; i cittadini si ritirano dalle mura)

Fil. Mondo insensato! Re insensati! Stolto compromesso! Giovanni, per togliere ad Arturo i suoi diritti sopra tutti i di lui Stati, ne cede di buon grado una parte! E il re di Francia, a cui la giustizia stessa avea colle sue mani imposta l’armatura, cui la coscienza e uno zelo caritatevole aveano condotto in campo, quasi luogotenente dello stesso Iddio, è venuto a patti con quel demone astuto, che muta le risoluzioni degli uomini, toglie l’onore e la buona fede, fa commettere mille spergiuri e corrompe tutto, re, mendichi, vecchi, giovani e vergini, alle quali pure rapisce il loro unico bene, che è un fragile onore: tiranno spietato, che simula un volto dolce e carezzevole, e che altro impulso non ha mai fuori dell’interesse, quella gran calamita che attira e fa piegare il globo che la natura aveva sì saggiamente bilanciato sopra se stesso, e ch’ella avea fatto per rivolgersi con corso eguale e costante in linea sempre retta e uniforme, se questi non lo stogliesse a tal felice equilibrio, facendogli smarrire la via. Ora quest’idolo di prostituzione, quest’agente di spergiuro, questa parola che cambia e contamina tutto, offerto alla vista del volubile re, gli ha fatto ritirare i soccorsi che avea giurati di dare, e interrompere una