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18 | il re giovanni |
Art. Mia tenera madre, desistete! Vorrei esser sepolto nella mia tomba; perch’io non valgo la contesa di cui sono cagione.
Elin. Sua madre affligge quel miserello; mirate, egli piange.
Cos. Sono le ingiustizie della sua avola, e non le parole di sua madre, che fanno sgorgare da’ suoi occhi quelle lagrime innocenti, valevoli a commuovere il cielo. Sì, quelle lagrime impietosiranno Iddio che gli farà giustizia e si vendicherà di te.
Elin. Donna odiosa, tu calunnii il cielo e la terra.
Cos. Sei tu che insulti la terra e il cielo! Non mi dare i nomi che si competono a te sola. Insieme col tuo figlio tu usurpi un regno, i dominii e i dritti di questo oppresso fanciullo. Egli è figlio del tuo primogenito, e la sua sola sventura è di averti per avola. Sono i tuoi delitti che il cielo gastiga in questo fanciullo sfortunato; è su di lui che cade la pena dei giudizi celesti, su di lui, lontano una sola generazione dal tuo colpevole seno.
Gio. Insensate, tacetevi.
Cos. Solo questo mi rimane a dire: Cielo, in vece di questo fanciullo, punisci piuttosto l’usurpatore e il figlio di colei: la punizione del figlio sarà quella della madre... maledizione su di essi!
Elin. Donna bisbetica, che ne importuni colle tue grida; posso produrre un testamento che esclude tuo figlio.
Cos. Sì, chi dubita di ciò? Un testamento! Un iniquo testamento, il testamento di una donna; il testamento di una diabolica donna.
Re Fil. Basta, signore; basta, placatevi. Non è conveniente in così fatta assemblea l’abbandonarsi a tali clamori. — Un araldo inviti i cittadini di Angers a comparire sui loro baluardi; ascoltiamoli, e dichiarino essi se riconoscono i diritti di Arturo o di Giovanni. (squillo di trombe; compariscono i cittadini sulle mura)
1° Citt. Chi ne invita a comparir sulle mura?
Re Fil. La Francia in nome dell’Inghilterra.
Gio. L’Inghilterra in suo nome. — Cittadini di Angers, amati miei sudditi.
Re Fil. Amati cittadini di Angers, sudditi di Arturo, furono le nostre trombe che vi chiamarono a questo pacifico parlamento.
Gio. Per vostro interesse udite noi prima. — Questi stendardi della Francia che stanno schierati alla vista della vostra città, non accennano che alla vostra ruina. Quei cannoni hanno i loro fianchi tumidi di furore e in procinto li vedete di vomitare contro le vostre torri una grandine di palle. Tutti gli apparecchi di un assedio sanguinoso, e tutta l’ira crudele di questi spietati Francesi minaccia la vostra città e le deboli vostre porte, e senza il