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atto primo 11

il tuo volto ti ha fatto guadagnare cinquecento sterline di reddito all’anno, e nondimeno quel tuo volto a cinque soldi sarebbe venduto assai caro. — Madonna, vi seguirò fino a morte.

Elin. Vorrei che arrivaste prima di me in Francia.

Fil. È costume nel nostro paese di cedere il passo ai nostri superiori.

Gio. Qual è il tuo nome?

Fil. Filippo, mio signore: Filippo, primogenito della moglie del buon vecchio sir Roberto.

Gio. Oramai porta il nome dell’uomo di cui hai le forme. Piega il ginocchio, Filippo, e rialzati maggiore. — Sorgi, sir Riccardo Plantageneto. (lo fa cavaliere)

Fil. Fratello dal lato di mia madre, datemi la vostra mano: mio padre mi ha conferito l’onore, il vostro vi diè terre: ora sia benedetta l’ora del dì o della notte in cui fui generato, assente sir Roberto.

Elin. Egli ha tutti i sentimenti di Plantageneto! Io sono tua avola, Riccardo: chiamami con questo nome.

Fil. Madonna, voi lo siete per caso e non per natura. — Ebbene? Quegli che non osa uscire il dì, conviene esca la notte: possedere è tutto, qual che si sia il modo; da vicino o da lontano ben mirò colui che ottenne il prezzo. Sono quel che sono, in qualunque guisa sia stato generato.

Gio. Vattene, Faulconbrindge: ora i tuoi occhi son paghi. Un cavaliere senza terre fa di te un signore possidente. — Venitene, madonna, e venite voi pure, Riccardo: convien partir per Francia, per Francia: ed abbiamo indugiato anche troppo.

Fil. Fratello, addio; buona fortuna a te che procreato fosti nelle vie dell’onestà. (tutti escono, tranne il Bastardo) Così ho fatto un passo di più nel cammino dell’onore; ma quanti piedi di terra io perdo in pari tempo! Non vale. Ora d’una meretrice posso fare una lady. Salve, messer Riccardo..... Gran mercè amico......... — E se il tuo nome è Giorgio, lo chiamerò Pietro: perocchè l’onore della nuova dignità fa dimenticare i nomi degli uomini. Sarebbe troppo avventurarsi, arrischiar troppo il permettere ad un vassallo di conversare con voi; ed è adesso, caro viaggiatore..... che assiso al desco, quando il mio stomaco di cavaliere sarà ben pasciuto, ch’io balbutirò sconnesse parole per interrogarvi sui vostri viaggi in paese estero1. — Mio caro

  1. Nei tempi a cui questo dramma si riferisce una delle principali ricreazioni dei grandi era il racconto dei viaggiatori: di qui il volgar proverbio: buono è un viaggiatore dopo il pranzo.