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24 | il re lear |
Lear. No, figliuolo, no; nulla può essere tratto dal nulla.
Buff. (a Kent) Te ne prego, digli che questo è appunto il reddito delle sue terre: ei nol crederebbe ad un pazzo.
Lear. Un pazzo acre tu sei!
Buff. Conosci la differenza, mio zio, che corre fra un pazzo acre ed un pazzo dolce?
Lear. No, garzone; insegnamela.
Buff. «Colui che ti consigliò di spogliarti de’ tuoi dominii, collocalo accanto a me, o prendi tu il suo posto. Il pazzo acre ed il pazzo dolce compariran tosto a te innanzi: l’uno sarà qui in abito screziato; l’altro vestirà le insegne regali».
Lear. Intendi forse darmi del pazzo, figliuolo?
Buff. Tutti gli altri titoli che ti aveva concessi la nascita li hai ceduti.
Kent. Ciò ch’ei dice non è del tutto insensato, milord.
Buff. No, in verità; i lordi ed i grandi di questo tempo non vogliono lasciare a me tutta la follia: s’io ne facessi monopolio, essi ne vorrebbero la loro parte, nonchè le dame. — Dammi un uovo, zio, ed io ti darò due corone.
Lear. Quali corone sarebbero?
Buff. Dopo che avrò spaccati i gusci in mezzo, e bevetone il contenuto, ti darò le due corone dell’uovo1. Allorchè tu dividesti il tuo diadema, ne cedesti una metà a destra, una a sinistra; tu portasti l’asino sugli omeri per mezzo al fango2. Tu non avevi cervello entro la cattiva corona del tuo cranio quando lasciasti quella d’oro che ti apparteneva. Se in ciò parlo da pazzo, la sferza cada su di quello che primo se n’avvedrà. (canta) «Non mai i pazzi ebbero minor favore, che in quest’anno; perocchè i savi hanno occupato il loro posto: e a vedere il lor poco ingegno e le loro follie, scimmie di pazzi, anzichè pazzi, si direbbero».
Lear. E da quanto in qua ti sei fornito così bene di canzoni?
Buff. Dal tempo in cui, zio, delle figlie tue ti facesti due madri; imperocchè quando tu ponesti il tuo scettro nelle loro mani come una verga per esserne battuto, tu stesso presentasti il tuo dorso ai loro colpi. (canta) «In quel punto per subita gioia elleno hanno lagrimato, ed io per dolore ho sciolto un triste canto, veggendo un tal re ridivenire fanciullo, e porsi da sè nella schiera degl’insensati». Pregoti, zio, prendi un maestro che possa insegnar al