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atto quinto 335


Tim. Le vostre offerte mi seducono e mi commuovono fino alle lagrime. Prestatemi il cuore di un pazzo, e gli occhi d’una donna, perch’io possa piangere di tanta generosità, degni senatori.

Sen. Piacciati dunque di ritornare con noi: e vieni a riprendere l’autorità in Atene, tua cara patria e mia, dove sarà accolto con venerazione, e rivestito, in mezzo ai nostri omaggi, del potere assoluto. Il tuo nome rispettato vi regnerà sovrano e, mercè il tuo soccorso, avremo in breve respinto il feroce Alcibiade, che, come il cinghiale delle foreste, cerca di sradicar la pace al seno della sua patria.

Sen. E la cui spada minacciosa già scintilla dinnanzi alle mura di Atene.

Sen. Perciò, Timone...

Tim. Ebbene, signore, questo voglio; voglio, e sia così. — Se Alcibiade uccide i miei concittadini, ditegli per parte di Timone, che Timone non se ne cura; s’egli consente che Atene si depredi, se insulta ai bianchi capelli dei rispettabili vecchi, se abbandona le vergini consacrate ai più bassi oltraggi e all’insolenza sfrenata della licenziosa soldatesca, ch’ei sappia per vostra bocca quel che dice Timone: «commiserando alla nostra gioventù e ai nostri vecchiardi, non posso astenermi dal dirgli, che di ciò non mi cale: onde spieghi tutta la sua ira, e infierisca a sua posta». — Ebbene! fatevi giuoco delle loro spade finchè avrete gole da sgozzare. Per me, non v’è pugnale nel campo più sedizioso ch’io non preferisca alla testa più rispettabile di Atene. Vi abbandono dunque alla custodia degli giusti Dei, come si abbandonano masnadieri al carnefice.

Flav. Non v’intrattenete di più; tutti i vostri sforzi vi riuscirebbero inutili.

Tim. Ero inteso a fare il mio epitaffio, che dimani si vedrà. Comincio a rinfrancarmi di questa lunga malattia della vita: e tutto rinvengo nel nulla del tutto. Ite, vivete, Alcibiade sia il vostro flagello, e voi il suo; vivete lungamente, tormento gli uni degli altri.

Sen. Parliamo invano.

Tim. Nondimeno amo la mia patria, e non sono uomo da goder della sventura pubblica, come se ne sparge la voce.

Sen. Or bene...

Tim. Raccomandatemi ai miei cari concittadini.

Sen. Ecco le sole parole degne di passare per le vostre labbra.