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atto quarto 329


Flav. Gli Dei sono testimoni che non mai povero intendente, versò più lagrime sull’infortunio del suo signore, che non ne abbiano versate i miei occhi per voi.

Tim. Tu piangi? Avvicinati; allora io ti amo, perchè sei una donna, e ripudii il cuor di sasso degli uomini, che non piangono mai che per libidine o per riso. Secolo vile, in cui la pietà dorme e lagrima per giubilo, non per afflizione!

Flav. Riconoscetemi, mio buon padrone: accettate il mio sincero dolore, finchè questo povero tesoro durerà (mostrandogli una borsa) lasciate ch’io sia vostro intendente.

Tim. Ebbi un intendente sì onesto, sì giusto, ed ora sì pietoso? Ciò muta quasi la mia natura selvaggia. Lasciami vedere il tuo volto. — Certo quest’uomo fu generato da una donna. — Dei immortali, perdonatemi l’anatema temerario che pronunziai contro tutti gli uomini! Ecco ch’io qui proclamo esservi un mortale onesto... ma sia senza errore... uno solo ve n’ha; non di più, ne fo fede... ed è un servo. — Quanto volontieri avrei odiato tutto il genere umano, se tu non redimevi te stesso; ma tutti gli altri, tranne te, io carico di maledizioni. Parmi che tu sia più onesto che saggio: perocchè tradendo, disertando il tuo padrone, ne avresti più facilmente trovato un’altro; avvegnachè mille de’ tuoi simili giungano a servire un secondo signore, calpestando il primo. Ma dimmi la verità, perocchè ne dubiterò sempre; quest’affezione non è ella simulata, venale, vile come quella del ricco che fa doni colla speranza di ricevere in cambio venti volte più che non ha dato?

Flav. No, mio degno signore; vedo che la diffidenza è entrata, oimè! troppo tardi, nel vostro cuore. Era nei dì della vostra prosperità, in mezzo ai vostri banchetti, che dovevate diffidare; ma il sospetto non viene, se non quando la fortuna è scomparsa. A questo passo, il Cielo me ne è testimonio, fui indotto da puro onore: è il mio attaccamento alla vostra anima incomparabile, è uno zelo disinteressato che mi conducono vicino a voi, per prender cura de’ vostri giorni e della vostra sussistenza; siatene convinto; tutto ciò ch’io posseggo, tutto ciò che posso sperare nell’avvenire lo darei per compiere l’unico voto del mio cuore, che sarebbe che ritornaste ricco. La gioia di vedervi felice formerebbe la mia ricompensa.

Tim. Vedi, il tuo voto è esaudito, o uomo unico al mondo. Tieni, eccoti oro: gli Dei dal fondo della mia miseria ti mandano un tesoro. Va, vivi ricco e felice; ma a condizione che ti separerai dagli uomini: odiali tutti, maledicili tutti; non mostrar