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326 timone di atene

sopratutto ora. La Repubblica di Atene è divenuta un ritrovo di belve feroci.

Tim. Perchè ne uscisti?

Apem. La feccia sei degli stolti.

Tim. Io ti disprezzo troppo per isputarti in viso. — Vattene, animale.

Apem. Sei troppo vile perchè mi degni di maledirti.

Tim. Non v’ha tristo che non divenga onesto, comparato a te.

Apem. Peste non v’ha che uguagli il tuo linguaggio.

Tim. Se ti chiamassi... se non temessi di lordarmi le mani... ti batterei.

Apem. Vorrei che la mia lingua valesse a corrompertele.

Tim. Via di qui, cane leproso: la collera mi invade, veggendoti vivo; il vederti mi uccide.

Apem. Così fossi abbruciato!

Tim. Via, infesto ribaldo! Sono stanco; perderò una pietra per cagion tua.      (gli getta una pietra)

Apem. Bestia!

Tim. Schiavo!

Apem. Rospo!

Tim. Scellerato, scellerato, scellerato! (Apem. si ritira) Son fracido di questo falso mondo; nulla vuo’ amarne, tranne le radici che crescono alla sua superficie. — Animo, Timone, preparati la tomba e riposa in un luogo dove la spuma lieve del mare possa ogni giorno lambir la tua pietra: componi il tuo epitaffio, e la tua morte sia censura alla vita altrui. — Oh tu, (guardando all’oro) dolce regicida, caro e prezioso tagliente che rompe i nodi con cui sono uniti il figlio e il padre; tu, vagheggiato corruttore della purità del letto nuziale; Dio più audace di Marte; agente d’amore, sempre giovine, sempre fresco e seducente, lo cui splendore può corromper l’innocenza, e contaminare la pura neve del casto seno di Diana: tu, Dio visibile, che rendi possibile l’impossibile, revochi l’irrevocabile, e forzi a unirsi gli esseri più contrarii; tu, che parli con tutti i linguaggi e idonei li rendi a tutti i disegni: tu, calamita de’ cuori, infiamma colla tua potenza l’uomo tuo schiavo, accendi la discordia nella sua specie e distruggila. Possa l’impero del mondo restare al bruto.

Apem. Così fosse, ma non prima della mia morte. — Dirò che possiedi oro; e ti vedrai circondato fra poco dalla folla.

Tim. Circondato?

Apem. Sì.

Tim. Volgimi il dorso, te ne prego.