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320 | timone di atene |
Tim. Te ne prego, batti il tamburo, e vattene.
Alcib. Ti sono amico e ti compiango, caro Timone.
Tim. E qual contrassegno di pietà mi dai, tu la di cui presenza mi annoia ed offende? Più mi piacerebbe di restar solo.
Alcib. Ebbene, addio; eccoti un po’ d’oro.
Tim. Conservalo, nol potrei mangiare.
Alcib. Quando avrò atterrata la superba Atene.....
Tim. Guerreggi tu Atene?
Alcib. Sì, Timone, e ne ho ben donde.
Tim. Gli Dei l’abbattano mercè il tuo braccio vittorioso, e fulminino poscia te dopo la tua vittoria!
Alcib. Me, Timone, e perchè?
Tim. Perchè sgozzando quei vili sarai nato pel conquisto della mia patria. — Riprendi il tuo oro; eccone per te, parti; sii fatale come un astro malefico, allorchè Giove accumula sopra una città rea le sue nubi appestate. Va: la tua spada non risparmi un solo; non aver pietà del vecchio, malgrado i suoi bianchi capelli; è un avaro usuraio: abbatti la matrona, in onta del suo pudore; nulla v’ha d’onesto in lei, tranne le vestimenta; il suo cuore è prostituito. Le guancie di rosa della giovine vergine non addolciscano i colpi del tuo brando furioso. Quel seno d’alabastro, che fra i veli trasparenti alletta gli occhi dell’uomo, segnato non fu per la clemenza nel libro della pietà; feriscilo, come perfido e traditore: nè risparmiar tampoco il fanciullo il cui grazioso sorriso fa cader le armi dalle mani dei più forsennati, non vedendo in lui che un figlio del delitto, che un oracolo ti abbia predetto che un dì ti truciderà: trafiggilo senza rimorso. Giura di esterminarli tutti; arma le tue orecchie e i tuoi occhi: sii di ferro, inesorabile ai gridi delle madri, delle figlie, dei fanciulli; alla vista dei sacerdoti arrossanti del loro sangue i loro panni sacri. Prendi, eccoti oro per pagare i tuoi soldati; vola alla strage, e allorchè il tuo furore sarà pago, sii tu stesso esterminato! — Non una parola di più; vattene.
Alcib. Ti rimane oro ancora? Lo prenderò; ma non i tuoi consigli.
Tim. Li segua tu o no, il Cielo ti confonda.
Fr. e Timan. Dà oro a noi. buon Timone: te ne rimane?
Tim. Abbastanza per far abiurare a una prostituta il suo mestiere e far che le siano resi tutti gli onori della virtù. Vili creature, spiegate ed empite i vostri grembiuli. Non è a voi che si debbano chieder sacramenti che vi incatenino; non perchè parate non siate a giurare, avvegnachè ben so che i vostri esecrabili