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316 timone di atene

ritira in fondo alle foreste, dove le belve feroci saranno per lui più umane degli uomini. Oh Dei benefici, esauditemi, io vi invoco tutti! esterminate gli Ateniesi al di dentro e al di fuori delle loro mura, e concedete a Timone di veder crescere cogli anni l’odio suo per la razza degli uomini, grandi, o popolo! Sia così1.

(esce)


SCENA II.

Atene. — Una stanza nella casa di Timone.

Entra Flavio con due o tre domestici.

Dom. Ci udite voi, intendente? dov’è il nostro signore? è tutto perduto? nulla più rimane?

Flav. Oimè, miei amici, che posso io dirvi? Gli giusti Dei degnino ricordarsi di me, che sono povero al pari di voi.

Dom. Una tal casa annientata! Un sì generoso padrone rovinato, precipitato nella miseria! Tutto perduto! E non un solo amico che prenda la sua fortuna pel braccio, e vada con lui.

Dom. In quella guisa che noi volgiamo il dorso al nostro compagno, dacchè sta nella fossa, così i suoi amici, vedendo sepolta la sua ricchezza, fuggono tutti, non lasciandogli che augurii ingannatori, e borse vuote. L’infelice, sacro alla mendicità, senza altro bene che l’aree, tocco dalla lebbra della miseria, che tutti schivano, va solo come il diprezzo. — Ecco altri nostri compagni.     (entrano altri domestici)

Flav. Sfortunati avanzi di una casa in rovina.

Dom. I nostri cuori vestono però ancora la divisa di Timone. Leggo sopra i nostri volti. Noi siamo ancora tutti compagni, tutti insieme servendo nel dolore. La nostra barca è sdrucita, e noi, poveri mozzi, stiam sul ponte, ascoltando il rumor delle onde che minacciano la nostra vita; e ben ci sarà forza il separarci, dispersi in questo immenso oceano d’aria.

Flav. Buoni amici, vuo’ dividere con voi tutto quello che mi rimane. Qualunque sia il luogo in cui possiamo rivederci, per amor di Timone restiamo sempre compagni; facciam tutti col capo un cenno noto a noi soli, e alludendo ai tempi di Timone, diciamo tutti: abbiamo veduto giorni più felici! — Prendete, ognuno vi abbia parte; tendete le vostre mani. — Non una parola di più: è così che ci separiamo, poveri di suppellettili, ma ricchi

  1. Amen ha il testo.