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atto terzo 313


Nob. Il banchetto è principesco, ve ne fo fede.

Nob. Non ne dubitate: tutto ciò che il denaro e la stagione possono dare, vi sarà.

Nob. Come state? Quali novelle?

Nob. Alcibiade è bandito, lo sapete?

eNob. Bandito!

Nob. Sì, siatene sicuri.

Nob. Come? Come?

Nob. Per qual motivo? ve ne prego.

Tim. Miei buoni e degni amici, volete appressarvi?

Nob. Fra poco ve lo dirò: ecco intanto una splendida imbandigione.

Nob. Timone è sempre qual era, sempre ugualmente cortese.

Nob. Potrà ciò durare?

Nob. Per ora sì, ma verrà giorno in cui.....

Nob. Vi intendo.

Tim. Ognuno prenda il suo posto con quell’ardore con cui l’amante si piega sulle labbra della sua amata: sarete egualmente ben serviti, qual che sia il luogo in cui vi collocate. Non fate cerimonie e non lasciate raffreddar le vivande disputando sulla scelta, e la preminenza dei posti. Assidetevi, assidetevi; e anzitutto rendiamo grazie agli Dei. — «O voi, sommi benefattori del mondo, ispirate alla nostra società la riconoscenza. Fatevi pagare dei vostri doni con lodi; ma riserbate sempre qualche beneficio, se non volete veder le vostre divinità disprezzate; e date ad ogni uomo abbastanza, perchè mestieri non gli sia il ricorrere ad un altro. Se le vostre deità fossero costrette a chieder qualche servigio agli uomini, gli uomini le abbandonerebbero. Fate che il banchetto sia più amato che l’ospite che lo dà; fate che mai non convengano insieme venti convitati, senza che vi siano venti ribaldi. Se dodici donne si trovano a mensa, dodici di esse siano... come sono. — E pel resto de’ vostri doni, o Dei... distruggete i senatori di Atene insieme colla feccia del popolo. Quanto a tutti questi amici che mi circondano, siate per essi quello ch’essi sono per me... nulla; e i beneficii vostri per loro si mostrino come questo banchetto... uno scherno». — Scoprite, cani, e divorate.

(i piatti vengono scoperti e veggonsi pieni d’acqua calda)

Alcuni parlano. Che intende Sua Signoria?

Alcuni altri. Nol so.

Tim. Bel crocchio d’amici da bocca, possiate non aver mai mi-