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290 timone di atene


Tim. A che allude ciò? (entra un domestico) Ebbene?

Dom. Piacciavi, signore; vi sono parecchie dame che desiderano entrare.

Tim. Dame? che chieggono?

Dom. Tenne con esse un foriere, signore, incaricato di annunziare le loro intenzioni.

Tim. Fa che siano ammesse.     (entra Cupido)

Cup. Salute a te, degno Timone, e a tutti coloro che godono qui dei tuoi beneficii! I cinque migliori sensi ti riconoscono per loro patrono, e vengono liberamente ad esaltarti pel tuo cuor generoso. L’udito, il gusto, il tatto, l’odorato, sorgono dalla tua tavola ebbri di piacere e si mostrano ora per rallegrare i tuoi occhi.

Tim. Son tutti i benvenuti; abbiano cortese accoglienza. Musici, fate loro onore.     (esce Cupido)

Nob. Voi vedete, signore, quanto siete amato. (musica.Rientra Cupido con una mascherata di donne vestite da amazzoni che s’avanzano cantando e danzando, con liuti fra le mani).

Apem. Oimè qual frivolo sciame è qui condotto dalla vanità! Danzano! È una schiera di insensate! Tutta la gloria di questa vita non è che follia. Un po’ d’olio e di radici, soli beni necessarii all’uomo, fan sentir tutto il nulla di questo superfluo lusso. Noi ci rendiamo stolti per trovar piaceri; prodighiam l’adulazione per divorare uomini che, fatti vecchi e indigenti, non ottengono più da noi che odio. Qual mortale respira che non corrompa o non sia corrotto? Qual uomo muore, che con sè non porti nella tomba, per solo dono dei suoi amici, il dolore di qualche crudo oltraggio? Temerei bene che coloro, i quali là danzano dinanzi a me, i primi non fossero a calcarmi un giorno sotto i piedi; è ciò che spesso si è visto, nè gli uomini mancano mai di chiudere la loro porta al sole da che ei declina e tramonta. (tutti sorgono da tavola festeggiando Timone; ognuno quindi prende un’amazzone e con essa danza al suono delle cornamuse: dopo alcun tempo il ballo cessa)

Tim. Belle signore, voi ne avete assai allietati colle vostre grazie; voi siete state il più bell’ornamento di questo banchetto; e senza la vostra presenza esso non sarebbe paruto la metà così bello. A voi dunque, che di tante imagini ridenti mi avete fecondato, siano i miei sinceri ringraziamenti.

Amaz. Signore, non ne adulate.

Apem. Affè, perchè il vero vi spaventerebbe, e vi farebbe fuggire.