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atto primo 289


Alcib. I miei pensieri sono sempre con voi, o signore.

Tim. Meglio vi piacerebbe di aver assistito a una colazione di nemici che a un pranzo di amici.

Alcib. È vero, signore: allorchè il sangue di quelli scorre non vi hanno vivande più grate per me; augurerei al mio miglior conoscente di assistere ad un tal banchetto.

Apem. Vorrei che tutti questi adulatori fossero tuoi nemici, onde potessi sgozzarli, e invitarmi alla festa.

Nob. Se mai, signore, avremo la felicità di veder porre da voi i nostri cuori alla prova; se mai ci fornirete occasione per dimostrarvi una parte di quello zelo che ci anima, saremo giunti al colmo dei nostri voti.

Tim. Oh! non dubitate, miei buoni amici, che gli Dei stessi non m’abbiano nell’avvenire riserbato un giorno in cui avrò bisogno del vostro soccorso. Altrimenti perchè sareste divenuti così affettuosi per me? Perchè sareste scelti fra mille altri per portare questo sacro titolo di amici, se nati non foste per appartenere più da vicino al mio cuore? Io mi sono detto di voi più cose che la vostra modestia non vi permettesse di dirmene, e qui ve ne faccio la sincera confessione. Ah Dei! gridavo io fra me, che avremmo noi bisogno d’amici se la loro opera non dovesse mai occorrerci? Che sarebbero essi di più che un istrumento sospeso o racchiuso entro la sua custodia, e che, pieno di suoni melodiosi, resterebbe muto? Sì, ho desiderato spesso di divenire povero, onde ravvicinarmi vieppiù a voi: avvegnachè siamo tutti nati per fare il bene; e qual bene è più nostro delle ricchezze dei nostri amici? Qual gran fortuna è la mia di averne tanti quanti ne ho radunati qui sotto i miei occhi, tutti fratelli, e possessori delle ricchezze gli uni degli altri! Oh voluttà di cui il cuore si abbevera, prima anche che l’occasione del benefizio sia sorta! I miei occhi inteneriti non possono ritenere le lagrime1; per correggerne il fallo bevo2 alla vostra salute.

Apem. Tu piangi per farli bere, Timone.

Nob. La gioia ha operato del pari sopra i nostri occhi, che in questo istante somigliano a quelli de’ fanciulli.

Apem. Oh, oh! Rido pensando che è un fanciullo bastardo che parla.

Nob. Vi assicuro, signore, che mi avete molto commosso.

Apem. Molto!                                   (squillo di trombe)

  1. La loro acqua.
  2. Vino.