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atto primo 19


Edm. Vi prometto che gli effetti, di cui parla il libro, non si compiono che troppo disgraziatamente: e cose fuor di natura ei minacciava, come odii fra padre e figlio; morti, fame, dissoluzioni d’antiche amicizie, divisioni di Stati, maledizioni contro re e nobili, ingiustizie, diffidenze, bandi d’amici, scioglimenti di corti, maritaggi rotti, e mille altri disastri.

Edg. Per quanto tempo foste settario d’astronomia?

Edm. A me, a me: quant’è che non avete veduto mio padre?

Edg. Perchè? La notte scorsa.

Edm. Favellaste con lui?

Edg. Per ben due ore.

Edm. Vi dipartiste in buoni termini? Trovaste alcun cruccio in lui, nel volto o nelle parole?

Edg. Nessuno.

Edm. Pensate fra voi in che possiate averlo offeso: e, ve ne prego, astenetevi dal vederlo, finchè un certo lasso di tempo non abbia addolcita la sua collera, che ora è sì fiera da fargli appena rammentare che siete suo figlio.

Egd. Qualche scellerato avrà voluto calunniarmi.

Edm. Di ciò temo; onde vi supplico di stare a buona distanza da lui, finchè la foga del suo sdegno siasi rallentata. Vi esorto a ridurvi con me nelle mie camere, dove potrete a vostro senno udir mio padre parlare. Pregovi, andate: quest’è la chiave: e se ne uscite, uscite armato.

Edg. Armato, fratello?

Edm. Fratello, v’ammonisco pel vostro meglio: uscite armato. Ch’io non sia uomo onesto, se si nutrono verso di noi rette intenzioni. Vi dissi ciò che ho udito e veduto, ma debolmente, alleviandone l’orrore. Pregovi, andate.

Edg. Udrò vostre novelle fra poco?

Edm. Vi servirò. (Edg. esce) Un padre credulo e un fratello generoso, il cui cuore è sì lungi dal fare male ad altri, che non sospetta alcuno atto a farne; la cui folle onestà lascia libero il campo a tutta la mia malizia!..... Veggo quel che mi rimane da compiere; e se la mia nascita non mi dà un’eredità, me la darà l’ingegno. Ogni mezzo è per me buono, purchè mi guidi alla meta. (esce)