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atto primo 283

qui gli Dei che andrei a scegliere un erede fra la folla de’ mendichi, e che le vorrei togliere ogni mio bene.

Tim. E quale sarà la sua dote, sposando un marito che vi piaccia?

Vec. Tre talenti subito; e tutto il resto, poscia.

Tim. Quest’onesto giovine da lungo tempo mi serve, e vuo’ fare uno sforzo per costituire la sua fortuna: avvegnachè tale sia il dovere dell’umanità. Dategli vostra figlia; quello che le concederete in dote sarà misura dei miei doni pel suo sposo, e renderò eguale fra di loro la bilancia.

Vec. Magnanimo signore, impegnatene il vostro onore, e mia figlia è sua.

Tim. Eccoti la mia mano; l’onor mio ne sia garante.

Luc. Ringrazio umilmente Vostra Signoria; di tutte le ricchezze e beni, di cui potessi godere, rammenterò sempre che a voi ne vo debitore.     (esce col vecchio)

Poet. Degnatevi gradir la mia opera, e una lunga vita vi consoli.

Tim. Vi ringrazio; saprete di me qualcosa fra poco: non vi allontanate. — Che avete voi costà, mio amico?

Pitt. Un quadro che scongiuro Vostra Grandezza di accettare.

Tim. La pittura mi alletta; l’uomo non è che un ritratto: dacchè il disonore traffica dell’anima e dei sentimenti, l’uomo è rimasto solo un volto, mentre le figure che delinea il pennello sono almeno quello che rassembrano. Molto mi piace il vostro lavoro, e ne avrete in breve la prova: aspettate frattanto finchè vi faccia avvertire.

Pitt. Gli Dei vi preservino!

Tim. Buon giorno, onest’uomo: datemi la vostra mano, dobbiamo desinare insieme; il vostro gioiello è calato di prezzo.

Gio. In qual modo, signore?

Tim. Per esser troppo lodato. S’io vel pagassi tutto quello che lo stimano, sarei mendico.

Gio. Signore, è stimato al prezzo che ne darebbero quei medesimi che lo vendono; ma ben sapete che gioielli di egual valore mutano costo fra le mani del proprietario, e sono giudicati in ragione del costo di quello che li possiede. Degno signore, degnatevi di credermi: il valore di quel gioiello aumenta fra le vostre mani.

Tim. Lo scherzo è cortese.

Mer. No, mio buon signore, quel ch’ei dice tutti gli altri lo ripetono con lui.