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18 il re lear

sagiscono nulla di bene. Quantunque la ragione voglia spiegarle ora in un modo, ora nell’altro; pure la natura non si trova meno vittima dei loro funesti effetti. L’amore s’intiepidisce, l’amicizia è obbliata, i fratelli si dividono; nelle città, ribellioni; nelle campagne, discordie; nei palagi, tradimenti; e rotti i nodi che uniscono i padri ai figli. Quello scellerato, messo al mondo da me, è sotto l’influsso della predizione; ond’ecco il figliuolo già ribelle al padre. Il re s’allontana dai dettami della natura, e il padre è questi armato contro il figlio. Abbiamo veduto il migliore di nostra vita; le cospirazioni, le frodi, le perfidie e i tradimenti c’incalzano adesso, e tregua non ne daranno finchè non siamo giunti al sepolcro!... Trova quello scellerato, Edmondo; a te alcun danno non ne verrà: fallo con ogni cura. — E Kent ancora, Kent, quel cuor nobile e leale, bandito! E il suo delitto fu virtù!... Oh strano! strano!     (esce)

Edm. Ecco l’usata stoltezza degli uomini! quando la fortuna ci volge le spalle (spesso per le imprudenze della nostra condotta) voler accusare dei nostri mali il sole, la luna e le stelle, come se fossimo viziosi e malvagi per una inevitabile fatalità; insensati per un impulso celeste; fraudolenti, traditori e spergiuri per l’influenza inevitabile delle sfere; crapuloni, mentitori e adulteri per una obbedienza forzata agli astri; e come se tutto il male che facciamo non accadesse se non perchè il cielo complice ci spinge a commetterlo, nostro malgrado. Ammirabile trovato dell’impudico che corrompe le femmine, imputare le sue lascive inclinazioni al cangiamento di una stella! — Sì, mio padre e mia madre mi generarono sotto l’influsso della coda del Drago, e la mia nascita venne adombrata dall’Ursa major; talchè io doveva essere naturalmente di un carattere feroce, e inchinato ai piaceri di Venere. — Qual follia! Il medesimo che io sono, stato sarei quand’anche la più vergine delle stelle del firmamento scintillato avesse nell’istante della mia concezione illegittima. — Edgardo!... (entra Edgardo) Opportuno giunge, come la catastrofe della commedia antica. — L’amor mio è penetrato dalla più nera malinconia, che mi fa esalar sospiri simili a quelli dei pazzi. Oh! quelle ecclissi ne presagivano certo questi fenomeni! (canta) Fa, sol, la, mi! (mostrasi assorto in foschi pensieri)

Edg. Ebbene, fratello Edmondo, in quali serie contemplazioni versate voi?

Edm. Penso, fratello, a un vaticinio che lessi l’altro giorno intorno a ciò che seguir deve questa ecclissi.

Edg. Vi intrattenete dunque di simili cose?