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il mercante di venezia | 275 |
vostri vascelli doviziosamente forniti di merci sono giunti in porto. Voi non potreste imaginare per quale strana avventura questa lettera sia caduta fra le mie mani.
Ant. Rimango mutolo.
Bas. Eravate voi il dottore, ed io non vi conobbi?
Graz. Eravate voi lo scrivano che doveva offendermi nella moglie?
Ner. Sì, ma uno scrivano che non lo tenterà mai, a meno che non viva tanto da diventar uomo.
Bas. Dolce dottore, voi sarete il mio compagno di letto; quando sono assente giacerete con mia moglie.
Ant. Cara signora, voi mi avete data la vita e le ricchezze; perocchè qui apprendo che i miei vascelli sono quasi tutti in salvo.
Por. Ebbene, Lorenzo, il mio scrivano ha alcuni buoni conforti anche per voi.
Ner. Sì, e ve li darò senza guiderdone. — Rimetto a voi e a Gessica un atto in buona forma col quale l’ebreo vi concede tutti i suoi beni dopo la sua morte.
Lor. Amate signore, voi spandete la manna nelle vie del popolo famelico.
Por. È quasi giorno, e nondimeno sono certa che non conoscete ancora a grado vostro questi avvenimenti. Entriamo, voi ci interrogherete, e noi risponderemo fedelmente a tutte le vostre dimando.
Graz. Volentieri: e la prima che farò alla mia cara Nerissa sarà per sapere se ella vuol restar in piedi fino a dimani sera, o andarsi a coricare ora che son le due del mattino. Se il giorno fosse venuto farei voti per vederne la fine, e pormi in letto collo scrivano del dottore. Sì, fintanto che io vivrò non vi sarà legge ch’io voglia osservare con maggior scrupolo di quella di ben serbare l’anello della mia sposa. (escono)
fine del dramma.