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atto quinto 273


Graz. Il signor Bassanio ha dato il suo anello al giudice che lo chiederà, e che in verità lo meritava assai. Il suo giovane scrivano, che aveva fatte alcune scritture, mi ha chiesto il mio: ed entrambi non han voluto accettar altro che i nostri due anelli.

Por. Quale anello avete voi dato, signore? Spero non sia già quello che io vi aveva donato.

Bas. Se tale fossi da poter aggiungere una menzogna a un fallo, negherei baldamente. Ma voi lo vedete, il mio dito non porta più l’anello; io non l’ho più.

Por. Nè il vostro perfido cuore ha più fede. Giuro dinanzi al Cielo che non entrerò nel vostro letto se non riveggo il mio anello.

Ner. Nè io nel vostro senza riveder il mio.

Bas. Dolce Porzia, se sapeste a chi diedi quell’anello, se sapeste per chi lo diedi, se poteste imaginare pel qual servigio me ne privai, e con qual dolore lo feci, allorchè null’altro si voleva ricevere, il vostro sdegno si placherebbe.

Por. Se aveste conosciuto di quale prezzo era quell’anello, se aveste estimato solo la metà di quello che vale la donna che vel diede; se aveste saputo come interessato era il vostro onore a conservar quella gemma, voi non l’avreste mai lasciata. Qual uomo tanto irragionevole, se piaciuto vi fosse di difenderlo con un po’ di ardore, avrebbe mancato di cortesia al segno da esigere una cosa che serbata veniva con religioso rispetto? Nerissa mi insegna quel che debbo pensarne. Io ne morrò, perocchè è una donna certo che possiede ora il mio anello.

Bas. No, signora, sull’onor mio, sulla mia vita, non è una donna; è un onesto dottore che non ha voluto i miei tremila ducati, e che invece me l’ha chiesto. Io gliene rifiutai; ed ebbi la costanza di veder ritirarsi crucciato colui che difesa aveva la vita del mio amico. Che vi dirò, mia cara Porzia? Io mi credetti in obbligo di mandare sulle sue traccie; perocchè era oppresso di onta e di benefizi, e non volevo lasciar sopra il mio onore la macchia di sì nera ingratitudine. Perdonatemi, cara sposa; e ne prendo a testimonii questi sacri fanali della notte; se voi foste stata là, mi avreste al certo dimandata la gemma per darla a quel degno dottore.

Por. Che esso si guardi dall’avvicinarsi alla mia soglia; poichè possiede il gioiello che a me piaceva, e che giurato voi avevate di conservare per amor mio, altrimenti diverrei liberale al par di voi. Non gli rifiuterei nulla di ciò che stesse in poter mio; no, nè i miei favori, nè il letto del mio sposo. Saprò scoprirlo, ve ne accerto; non vi allontanate neppure una notte; vegliate sopra di