Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
272 | il mercante di venezia |
Bas. Noi avremo il giorno nel tempo stesso che l’hanno gli antipodi, se volete passeggiare in assenza del sole.
Por. Siate il ben tornato, mio caro sposo.
Bas. Ve ne ringrazio, signora, e vi prego di far festa anche al mio amico. Egli è quell’Antonio a cui debbo tanto.
Por. Voi gli dovrete molto senza dubbio, perocchè da quello che so egli aveva contratto gravi impegni a cagion vostra.
Ant. Nessuno di cui io non sia stato ben ricompensato.
Por. Signore, siete il benvenuto nella nostra casa, e per provarvelo altrimenti che con parole, abbrevierò ogni cerimonia.
Graz. (a Nerissa a parte) Per quella luna che splende vi dico che mi offendete. Sull’onor mio, lo diedi allo scrivano del giudice, e poichè ciò vi duole tanto, vorrei che quello che lo possiede fosse fatto eunuco.
Por. Come! già una contesa? Che fu?
Graz. Parliamo di un anello d’oro, di un volgare anello che aveva un motto comunissimo, e quale ogni armaiuolo ne sa mettere sopra un coltello: amatemi e non mi lasciate.
Ner. Che dite voi del suo motto, o del suo valore? Voi mi giuraste, allorchè vel diedi, di conservarlo fino alla morte e di portarlo con voi nella tomba. Quand’anche non fosse stato in contemplazione di me, almeno per far onore ai vostri giuramenti avreste dovuto sempre tenerlo. Ei l’ha dato, dice, allo scrivano del giudice; ma io vi assicuro che è uno scrivano che non avrà mai pelo sul mento.
Graz. Ne avrà se vive, per diventar uomo.
Ner. Dite se una donna vive tanto da diventar uomo.
Graz. Per questa mano, vi giuro che l’ho dato a un adolescente di statura men che mezzana, piccolo cianciatore, che me l’ha chiesto per le sue fatiche. Sull’onor mio, non potevo rifiutarglielo.
Por. Vi dirò senza adularvi che siete condannabile per aver ceduto con tanta facilità il primo dono che vi avea fatto la vostra sposa: un dono che vi eravate posto in dito con mille giuramenti, e che era stato suggellato sulla vostra carne dalla fede coniugale! Io pure ho dato un anello al mio sposo, ch’egli ha giurato di tener sempre; e guarentirei per lui ch’ei nol lascierà mai, ne sel toglierà dal dito, per tutti i tesori del mondo. In verità, Graziano, voi date alla vostra sposa un gran soggetto di dolore: se una tal cosa mi accadesse, io ne perderei la ragione.
Bas. (a parte) Avrei fatto meglio a tagliarmi la mano, e a giurare che ho perduto l’anello difendendolo.