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atto quinto 271

nia. Ecco perchè i poeti hanno immaginato che Orfeo colla sua lira attirasse gli alberi, gli scogli e i torrenti; avvegnachè non v’è nulla nella natura di sì stupido, di sì duro, o di sì focoso, di cui la musica non cangi col tempo il carattere; l’uomo che non sente nella sua anima alcun concento, e che commosso non rimane dalla melodia di teneri accordi, è suscettivo di ogni tradigione: i moti del suo cuore sono tristi come la notte, e le affezioni sue nere come il Tartaro. Non vi fidate di un tal uomo. — Ascoltiamo la musica.     (entrano Porzia e Nerissa in distanza)

Por. La luce che vediamo arde nella mia sala. Come lontani vibra quel piccolo fanale i suoi raggi! Così splende una nobile azione in mezzo ad un mondo corrotto.

Ner. Quando la luna rifulgeva noi non vedevamo quel fanale.

Por. È perchè la gloria grande offusca la piccola. Un ministro sembra un re finchè un re non gli è accanto, ma poscia il suo splendore si perde come un ruscello nel mare. Odi tu questa musica?

Ner. È musica che si fa in casa vostra, signora.

Por. Parmi più dolce che durante il dì.

Ner. Il silenzio ne accresce il prestigio.

Por. Il corvo canta bene quanto l’allodola per chi non attende alla loro voce; e credo che se il rosignuolo modulasse i suoi concenti durante il giorno in mezzo all’acuto crocitar delle anitre, sarebbe stimato un cattivo musico. Quante cose si abbellano dei loro pregi per le circostanze! Silenzio! la luna dorme con Endimione, e non vorrebbe essere svegliata. (cessa la musica)

Lor. Quest’è la voce di Porzia, se non erro.

Por. Ei mi riconosce, come il cieco riconosce il cuculo al disaggradevole accento.

Lor. Cara signora, siate la ben tornata.

Por. Siamo stati a pregare per la salute dei nostri sposi, e speriamo che siano esauditi i nostri voti. Sono essi venuti?

Lor. Non ancora, signora; ma un messaggiere è giunto per annunziarcene il ritorno.

Por. Entra, Nerissa, e ordina a’ miei domestici di non parlare della nostra assenza. Conservate anche voi il silenzio su di ciò, Lorenzo; ed anche voi, Gessica.     (squillo di corni)

Lor. Vostro marito ne sta presso. Noi non parleremo, signora; non temete di noi.

Por. Questa notte mi sembra un giovine malato e languido: ell’è un po’ più pallida dell’usato. Tale è pure il giorno allorchè il sole è nascosto.      (entrano Bassanio, Antonio, Graziano, e seg.)